Adelaide (Luciana Littizzetto) è un'insegnante di italiano che vive a Torino col marito Renzo (Dino Abbrescia) e la figlia di otto anni, Livietta: il quadro relazionale è completato dall'arzilla madre, dall'amica Gina e dal fidanzato Arturo, che Adelaide non sopporta. L'omicidio di una collega insegnante fa entrare in scena il commissario Gaetano (Neri Marcoré), che Adelaide inizia a "frequentare": l'insegnante si vede costretta a rinunciare alla sincerità, di cui è sempre stata convinta assertrice. Tratto dal romanzo di Margherita Oggero La collega tatuata (di cui privilegia il cotê sentimentale a scapito della matrice giallistica), Se devo essere sincera è sceneggiato dalla Littizzetto e da Anna Pavignano, mentre Davide Ferrario si prende una pausa dal "cinema d'autore" dirigendo per la prima volta un film che non ha scritto. Il tentativo del regista di Dopo mezzanotte di fornire dinamicità alla storia e di evitare la caduta negli sketch di impronta televisiva della Littizzetto può dirsi solo parzialmente riuscito: l'attrice torinese spesso gigioneggia oltre il lecito, ritagliandosi a solo comici la cui vis ha l'effetto (collaterale) di indebolire lo sviluppo drammaturgico, legato a doppio filo - checché ne dica Ferrario - alla tradizionale commedia italiana. Il tradimento - tema centrale del film - è tema troppo (poco?) serio perché Se devo essere sincera possa dire legittimamente qualcosa al riguardo: il "pizzico di veleno del finale" (Ferrario), in ogni caso, dev'essere avvertibile solo dai palati fini.