Certo che ci vuole un bel coraggio nel girare un film con produttori italiani (Pablo e Orsa produzioni) ma con tre quarti di dialoghi in lingua albanese. Francesco Munzi non si tira indietro di fronte ad un progetto che ha in mente da molto tempo, fin da quando, in un suo documentario di alcuni anni fa si era occupato di una famiglia rom. Ed è lo stesso Munzi a rilevare che Saimir nasce nel momento in cui questa famiglia, oggetto di documentario, di fronte all'arrivo della macchina da presa finisce di essere sé stessa, camuffando e negando quella limpidezza e immediatezza che il regista romano andava cercando. Così Saimir nasce come fiction che vuole riprendere quei caratteri, quelle emozioni e quegli sguardi che Munzi aveva perduto, lasciando in sospeso l'ipotesi documentario. Pasolinianamente, ma non troppo, lo sfondo della pellicola è un grigio, disabitato litorale romano. Ostia e Fregene senza strade assolate alla Caro diario ma pozze di acqua piovana, fango solcato da pneumatici, erbacce e pezzi di plastica che invadono e pauperizzano il paesaggio. Non pecca, quindi, di falsità documentaristica Munzi, perché cerca di riportare un realistico litorale romano nel periodo autunnale/invernale e non pecca di autenticità di sguardo nemmeno nel descrivere un mondo della malavita albanese avido e crudele. Un contesto dal quale il giovane Saimir vuole uscire a testa alta, mostrando la propria estraneità ad un'insieme di valori che non gli possono appartenere per trasmissione familiare/geografica. La scintilla che farà provocare un'improvvisa e salvifica inversione alla vita di Saimir e di buona parte della gang malavitosa alla quale apparteneva seppur indirettamente il padre, è la violenza che subisce una giovane ragazza albanese avviata a forza ai bordi delle strade per prostituirsi. Con un acerbo ma convincente Mishel Manoku e un cast di attori non professionisti poco inclini alla macchietta, Saimir è un film che si gioca tutte le carte nella trasposizione dal reale alla finzione di un necessario afflato morale che viene covato, preme ed esce allo scoperto, con forza, personalità ed estremo candore. Nessuno parla di capolavoro, ma la scommessa è riuscita in pieno.