L’heist movie spaccone e machista si immerge negli abissi di un lago in Bosnia, a centocinquanta piedi di profondità, dove un tesoro nazista aspetta di rivedere la luce. Siamo nel 1995, la guerra infuria vicino a Sarajevo ed eserciti da tutto il mondo cercano di spegnere il conflitto e porre fine alle violenze. Dovrebbe andare in scena la tragedia, il dolore di chi ha perso tutto, invece a tenere banco è lo spettacolone carico di esplosioni pirotecniche. Renegades – Commando d’assalto si esalta in un’enfasi baraccona condita con uno spruzzo di retorica umanitaria.

Un gruppo di Navy Seal compie gesta al limite dell’improbabile e, dalle prime immagini, distrugge chiunque si trovi davanti. Per catturare un ufficiale sanguinario, la sporca cinquina ruba un carro armato e lo guida come una macchina da corsa per le strade di Sarajevo, sbaragliando mezzo contingente nemico. Per concludere, il tank si lancia giù da un ponte e sparisce tra i fischi dei proiettili. I nostri eroi sono inarrestabili, superuomini che la sera si ubriacano al bar e la mattina dopo scatenano il finimondo con larghi sorrisi dipinti in faccia.

Ce n’è per tutti i gusti: il generale burbero che sembra quasi un padre, i Seal filantropi che si nascondono dietro alla canna del fucile, e soprattutto la cameriera da urlo che dà il via all’intera operazione. Tanto per cambiare, si innamora del biondo muscoloso e gli rivela l’esistenza di tonnellate di lingotti d’oro sepolti dal tempo sotto le rovine di un paesino sommerso. La leggenda infatti narra di un plotone di soldati tedeschi svanito nel nulla, di un gruppo di partigiani pronti a tutto, e di un tesoro che farebbe scintillare gli occhi a un pirata.

Donne e dobloni si stagliano all’orizzonte, mentre i Seal, senza paura, ma non senza macchia, si preparano al colpo del secolo. La storia non riserva sorprese e non è difficile intuire il finale dell’intera vicenda. La sceneggiatura scritta da Richard Wenk e Luc Besson non scatena la tempesta e preferisce navigare nelle acque conosciute di una classica scampagnata militare. Si salva solo la sequenza del colpo con destrezza, realizzata interamente con maschera e boccaglio. Steven Quale, già collaboratore di James Cameron in Titanic e regista in proprio per Into the Storm, conferma che l’acqua è il suo elemento. Ma quando arriva sulla terraferma, si salvi chi può.

J.K. Simmons interpreta il comandante scorbutico dal cuore d’oro che, invece di punire i suoi sottoposti, premia i buoni sentimenti e l’amore verso il prossimo. Anche quando alza la voce non sembra poi tanto severo, e del diabolico insegnante di batteria visto in Whiplash rimane un pallido ricordo. Compare anche Ewen Bremner, lo Spud di Trainspotting, questa volta nei panni di un folle elicotterista. Per il resto, niente di nuovo dal fronte: le battaglie con i cattivi di turno si alternano al kebab di mezzanotte.