Afghanistan. Rimasto solo al seguito di un’imboscata, un sergente dell’esercito francese tocca il colmo della sventura poggiando il piede su di una vecchia mina di fabbricazione russa. Da quel momento, inizia la lunga e spossante lotta dell’uomo per rimanere in vita in attesa dei soccorsi: in piedi, sotto il sole, bloccato tra le distese sconfinate del deserto afghano senza potersi spostare, dovrà affrontare commilitoni traditori, tempeste di vento e talebani intenzionati a ucciderlo.

Curiosa co-produzione italo-francese, scritto e diretto dal francese Yannick Saillet, Passo falso è un film apparentemente di guerra senza grandi pretese, dal metraggio ridotto - poco più di un’ora, - e realizzato con evidente economia di mezzi. In altri tempi, quelli gloriosi del cinema di genere che fu, almeno in Italia, un plot del genere, poco di più di una semplice idea, sarebbe stato all’origine di un’incursione nella pura psichedelia dagli esiti pittoreschi o in uno spettacolone divertente per sale di seconda e terza visione. Qui, invece, abbiamo un film dalle parvenze, e con le ambizioni, di un cortometraggio tirato per le lunghe, diretto con sobrietà ma senza lo slancio necessario per restituire uno scenario militare credibile fino in fondo.