Jacques Kaminski (Johnny Hallyday) è un celebre fotografo ormai avanti negli anni, che ha sempre anteposto la propria carriera alla cura delle quattro figlie nate, ciascuna, da una donna diversa. Acquistata un’imponente tenuta sulle Alpi, Jacques vi attende l’arrivo delle figlie nella speranza di riconciliarsi, seppur tardivamente, con esse.

Con Parliamo delle mie donne (al posto dell’originale e più colorito Salaud, on t’aime - Bastardo, ti amiamo), Claude Lelouch, fedele a se stesso, torna a parlare di sentimenti, di padri e di figli che faticano a comprendere le ragioni dell’altro, di uomini che amano (troppo, e dunque superficialmente) le donne, ammantando il tutto di malinconia senile e di rimpianto, chissà fino a che punto autobiografico, per il passato perduto.

La ricetta è consueta, quasi da usato sicuro, ma non basta adoperare la macchina a mano e servirsi, qui e là, di long take per ravvivare un copione spento in partenza; perennemente indeciso tra commedia e dramma, il film sconta anche il piatto tratteggio dei personaggi che non riesce mai a far veramente appassionare ai turbamenti individuali, e la noia è dietro l’angolo.