Una decina di anni fa, complice uno spot malandrino, Charlize Theron conquistò un successo planetario. Oggi, dopo innumerevoli film e un meritato Oscar, si getta a capofitto in prove sempre più rischiose. Ne è un esempio North Country, dove interpreta una ragazza-madre vittima di abusi in ambito familiare e lavorativo. Ispirato a una vicenda reale, il film si svolge negli anni '70 e dell'epoca riflette le ambiguità presenti nella società americana.  Se infatti in quel periodo nei centri culturalmente avanzati del paese - New York, San Francisco, le prestigiose università - si discute di femminismo e di diritti delle donne, il Nord dove vive Josey è ancora impermeabile alle rivendicazioni e impreparato a recepire il concetto di molestia sessuale. Eppure, seguita non senza fatica dalle compagne, Josey si ribella al sistema e chiede giustizia: puntuale arriva la causa contro l'impresa, destinata a spezzare il velo di omertà maschile e a segnare un punto di svolta nella giurisdizione americana. North Country segue le regole ben collaudate delle opere di denuncia, servito da una regia impeccabile anche se non propriamente inventiva. Vero punto di forza sono gli attori: Frances McDormand, Woody Harrelson, Sissy Spacek, Sean Bean, tutti talmente bravi da meritare un premio collettivo. Paradossalmente la meno in parte è Charlize Theron, la cui naturale eleganza mina alla base lo sforzo di essersi infiilata nei panni di una minatrice. La sua, tuttavia, resta una sfida da non sottovalutare.