È tutto pronto, la nuova puntata dello show televisivo finanziario Money Monster può partire. Peccato che, qualche minuto più tardi, un uomo armato di pistola riesca ad entrare negli studi e a prendere in ostaggio il popolare conduttore dello show, Lee Gates (George Clooney), il "Mago di Wall Street". L’uomo (Jack O’Connell) è disperato e infuriato, visto che ha perso tutto quello che aveva a causa di un investimento (poi rivelatosi sbagliato) suggerito qualche tempo prima dallo stesso Gates. Che ora è alla mercé di Kyle, questo il nome del sequestratore, seguito in diretta tv da milioni di persone, con la producer Patty (Julia Roberts) che, in ogni modo, cercherà di guidarlo verso la salvezza.

Jodie Foster torna da regista al Festival di Cannes (Fuori concorso) cinque anni dopo The Beaver. Stavolta confeziona un vero e proprio film mainstream, a partire dal cast, per riflettere – attraverso la chiave del thriller ma senza snobbare la possibilità di inserire momenti di commedia brillante – sulle tragiche conseguenze del “fare i soldi a tutti i costi”. È un argomento che, naturalmente, dal 2008 a oggi il cinema americano sta tentando di affrontare nei modi più differenti, si pensi anche al recente La grande scommessa. Jodie Foster, invece, costruisce proprio all’interno di un ipotetico show televisivo un altro show che, insieme a noi, viene visto (in diretta) da altri milioni di (tele)spettatori.

Mantenendosi in qualche modo fedele alla lunga tradizione degli “hostage movies”, Money Monster non ha bisogno di chissà quali e quanti giri di parole per arrivare all’obiettivo: buon ritmo e briosità nei dialoghi aiutano la vicenda a farsi buon intrattenimento, la bravura degli attori aiuta, e non poco. Ma a conti fatti è uno schema (quello del disperato che poi diventa icona da “salvare”) che conosciamo a menadito, compresa la “spettacolare” virata finale che conduce all’individuazione di un “vero” colpevole. Ed è forse proprio nel momento clou, nel cambio di ruoli con cui il film si avvia verso la conclusione, che scema totalmente la credibilità dell’intera operazione: ma nell’era dell’infotainment al suo apice è comprensibile anche questo. Rien ne va plus.