Seguendo le mode, dettate principalmente dal Festival di Cannes e tentando l'exploit di Berlino 2002, arriva anche a Venezia, in concorso, una sontuosa operazione giapponese di cinema e marketing (produzione del famoso Ghibli Studio), ma si tratta questa volta di un coloratissimo e rigoglioso film di animazione del premio Oscar e Orso d'Oro Hayao Miyazaki, Il castello errante di Howl, dove, ancora una volta (come è accaduto, appunto, nello splendido e assai applaudito La montagna incantata), il cosiddetto cartone animato, in un format che vorrebbe più interessare gli adulti che i bimbi, mette in scena con fantasia l'eterno contrasto tra il bene e il male. Racconto di purificazione e di sacrificio, messaggio contro tutte le intolleranze e le guerre, canto corale che inneggia all'amore e alla solidarietà, questa nuova opera dell'"artista" Miyazaki si concentra, convogliando il suono e la musica a corredo totale del disegno in movimento, sulle rocambolesche avventure di una "lei" bella, sola e coraggiosa sulla quale cade una magia classica (l'invecchiamento precoce) e di un "lui", Howl appunto, che oltre ad essere buono e dotato di poteri magici, è anche molto bello e molto vanitoso. L'avventura fiabesca ci trasporta, senza un attimo di sosta, come lo è il fantastico "castello" che sempre si muove e si trasforma, dalle città alle montagne, con porte immaginifiche che si aprono ora su tappeti di fiori ora su dirupi oscuri - e siamo in cielo o in terra, sull'acqua o sotto terra - con il corredo inevitabili di streghe, magie, fuochi parlanti, cani intelligenti, re, sorellastre e macchine da guerra, ma anche alternandosi debolezze umane quali l'invidia, la civetteria, la passione e il vizio. Riusciranno i giurati veneziani a cogliere (come ha colto il pubblico della proiezione stampa, con l'applauso fino ad oggi più convinto), al di là delle immagini, anche il significato profondo che ogni fiaba riesce sempre gelosamente a racchiudere?