In quanti usciti dall'ultimo film di Allen hanno fatto affermazioni del tipo: "E' meglio di quello dell'anno scorso?". Ciò implica l'impossibilità di urlare ai quattro venti che l'Allen autore convinto del proprio operato, l'Allen sincero e diretto, è morto tra le macerie di Mariti e mogli, nel lontano 1992. Da quel momento in avanti assistiamo ad una sorta di simulacro stilistico, di bignami del bravo sceneggiatore, che il regista newyorchese ci propina, con balsamici restyling estetici, annualmente. Match Point non è da meno, anzi, è la definitiva presa di coscienza del critico di fronte al dolce naufragare nel nulla. Certo raccontiamoci pure che c'è la letteratura di Dostojevskij come fonte ispiratrice del film, che in terra londinese Allen recupera una certa baldanza e profondità di scrittura e che Scarlett Johansson fa mozzare il fiato nel secondo successivo alla sua apparizione dietro un tavolo da ping pong, ma da chi ha scritto e girato Hannah e le sue sorelle e Zelig, finire a sforacchiare con un fucile da caccia panze di vecchiette e di amanti ingombranti per mostrare la cupidigia e lo squallore del borghese semiarricchito è operazione intellettuale quantomeno elementare. Ed è proprio nella riproposizione parodica dei propri topoi, delle proprie idiosincrasie, delle proprie peculiarità e vezzi autoriali che scopriamo lo sdegno dell'Allen che si attornia di personaggi che tutto sommato ammira ma che non sono più vivi e ridotti a righe di indicazioni e dialoghi sulla carta. Il ponte sullo sfondo, icona da locandina in Manhattan, diventa per un momento il Tower Bridge londinese; il senso di colpa che coglie il nostro protagonista all'indomani di un omicidio che non vogliamo raccontare fa un baffo, in termini di schiaffo etico e morale, ai dubbi laceranti dell'oculista Martin Landau, in Crimini e misfatti; come del resto la massima da baci Perugina dell'esistenza come caso, senza scopo e motivazione, amplifica il cliché/moloch alleniano che deflagra nella bellissima protagonista che è, incredibilmente, un'attrice isterica e nevrotica che delude ad ogni audizione. Come detto quindi, bignami, resumé, condensato del proprio passato intellettuale, artistico, poetico. Match Point è meglio dell'Allen dell'anno scorso. Ne siamo sicuri.