Fazzoletti a portata di mano per il dramma dell'amore e dell'oblio sullo sfondo della rivoluzione culturale di Mao. Lettere di uno sconosciuto (Coming Home) è probabilmente il lavoro più accessibile e toccante di Zhang Yimou.

Siamo in Cina, seconda metà del novecento. Quando la Rivoluzione Culturale è ormai agli sgoccioli, Lu Yanshi (Chen Daoming), un insegnante che ha scontato l’umiliazione dei campi di correzione maoisti, viene rispedito a casa, dove ad attenderlo è rimasta la moglie, la vecchia Feng Wanyu (Gong Li). Ma il trauma di una lunga separazione ha compromesso definitivamente la salute mentale della donna, che non riconosce il marito mettendolo alla porta.

Messa in scena classica, ritmo compassato, due attori che conoscono il mestiere: ma Yimou dov'è?

Il regista di Lanterne rosse si nasconde dietro una storia ad altissimo voltaggio emotivo (tratta da un romanzo di Yan Geling) e un sentimentalismo esasperato, offerto senza imbarazzo. Resta l'invettiva politica - la rivoluzione come amnesia collettiva - ma diluita in un mare di parole, di lettere e di lacrime con tanto di accompagnamento musicale d'occasione (musica di Chen Qiang).

Effetto ne segue: ci si commuove dimenticando tutto il resto.