Les rois du monde, i re del mondo, ovvero Jeannot (Sergi Lopez, studia da prossimo Depardieu) e Chichinet (Eric Cantona). Due uomini uniti e divisi dalla stessa donna: Chantal (Celine Sallette, da innamorarsi). Jeannot l’aveva, finché non ha mozzato con l’ascia le dita a un corteggiatore troppo invadente: tre anni di carcere. Torna a piede libero, ed è grosso, balordo e alcolizzato più che mai. Soprattutto, rivuole Chantal, ma la donna non l’ha aspettato: sta con Chichinet, un macellaio tosto e un filo ottuso che sogna di riavere il negozio di famiglia. Il triangolo sarà tragico, e il contrappunto poetico è affidato a un terzetto di giovani attori in erba, dominato dalle stesse dinamiche: entrambi i ragazzi, Romain e Thibault, provano attrazione per Pascaline…

Opera prima del regista francese Lauren Laffargue, che ha il teatro in carnet e si vede, è Le rois du monde, inserito in selezione ufficiale a Roma anno X: non è un film perfetto, anzi, ma è coraggioso, persino indomito nel fuggire alle etichette e, purtroppo, anche a un pubblico, almeno un pubblico preciso.

Troppo radicale, troppo sanguinario perché il triangolo si possa vendere a buon mercato, quello dell’amour (finto) fou: qui “alla fine del tunnel c’è la vita e la morte, e non lasciare che nessuno decida per te”, ama ripetere Jeannot. Lui agisce di conseguenza, il film pure: happy end, buonismo e strizzatine d’occhio non abitano qui, lo scontro è totale e gli schizzi finiscono in platea.

Ammirevole la prova larger than life di Lopez, che di prominente non ha solo la pancia, ma presenza scenica e ingombro emotivo, e Cantona e Sallette non sono troppo da meno: film d’attori e di sentimenti proibiti, che forse d’amore non si muore, ma si uccide. Qui il polar brutto, sporco e cattivo ammazza il romance: sicuri non sia un happy ending? Comunque, a Simenon sarebbe piaciuto...