Si parla molto dell’incredibile vitalità del cinema francese, ebbene L’EnKas dell’esordiente Sarah Marx ne è l’ennesima prova. Dietro al film ci sono due produttori fuori dagli schemi, i rapper Hamé e Ekoué fondatori del gruppo La Rumeur, decisi da qualche anno a sostenere progetti cinematografici a sfondo sociale purché dotati di caratteri forti e innovativi.

E non c’è dubbio che L’EnKas rientri perfettamente nel modello: ritmo, uso delle inquadrature, immediatezza e realismo della recitazione, veridicità dei personaggi e degli ambienti, freschezza della regia fanno del film un’opera di denuncia di segno inconsueto. Non era facile perché il cuore della storia è di quelli che il cinema d’oltralpe ama fino ad abusarne, il passaggio all’età adulta di un adolescente problematico.

 

Ulysse è appena uscito dalla prigione e deve trovare il modo per tirare avanti. In più deve anche farsi carico della madre Gabrielle, la sempre intensa Sandrine Bonnaire, segnata dalla depressione. Non sembrano esserci molte prospettive se non quella di spacciare ketamina ai rave.

Aiutato dal miglior amico David, Ulysse intraprende il suo viaggio all’interno della Francia e verso la crescita onorando il nome che porta fino al ritorno a casa. Certo non indolore, perché si può essere preparati a tutto meno che a una malattia subdola e sfuggente.

Dotata di notevole maestria, Sarah Marx evita i luoghi comuni insiti nella storia grazie all’adesione totale con gli ambienti e i personaggi, fotografati con incredibile realismo e assenza di giudizi morali.

L’EnKas si limita ad essere la radiografia di un malessere che attraversa la società, spesso incapace di prendersi cura di chi cade e alla fine può contare davvero solo sulle proprie forze.

Così come fa Ulysse, cui presta volto e corpo parimenti espressivi Sandor Funtek, giovane attore in ascesa già visto in film quali La vita di Adele, Dheepan – Una vita nuova, Nico, 1988: un talento naturale da tenere d’occhio.