Portogallo, paese europeo in crisi. Un regista pensa di inventare delle storia ispirate alla realtà in cui vive. Comincia con un lungo, lento e ragionato prologo, un piano sequenza che evidenzia le (non) possibilità narrative della situazione. Il regista segue con metodo e ragione gli angoli e gli spazi del porto, li commenta con parole scarne, e infine arriva il titolo che certifica lo spostamento dell’attenzione sulla bella Sherazade.

La quale ha il non facile compito di cominciare un racconto, di motivarne il tono, di legare passato e presente. E, più difficile di tutti, di innervare la realtà nella fantasia. Compito non da poco, perché l’obiettivo che si pone Miguel Gomes, in questo fluviale, interminabile e affascinante film è niente di meno quello di ripercorrere la storia portoghese, di capire i motivi che hanno portato alla situazione attuale e di essere il più onesto e vero possibile.

Si dice cinema portoghese e si pensa subito a Manoel de Oliveira e ai suoi sodali in regia. I quali (i vivi e i morti) ci hanno abituato ad un cinema aspro e asciutto, al tempo stesso lirico e di implacabile verità intellettuale. Perché si fa presto a dire ‘c’era una volta…’, poi bisogna vedere come si comincia e come si prosegue. E Gomes sceglie di non avere remore né timori nel mescolare  favola e attualità, scene dal vero e cronaca di un triste resoconto dall’al di là. Un film-mondo, certamente, di cui qui si affronta solo il primo volume “Inquieto”, cui seguono “Desolato” e “Incantato”: una summa, incalzante e di implacabile verità, che nella rischiosissima scelta linguistica del piano fisso certifica tante altre evanescenti sensazioni.

Guardando alto, spaccando la realtà con la m.d.p. che incombe implacabile sul racconto, Gomes mette a nudo carenze e difetti, denuncia la realtà di un Paese non povero ma reso povero da giochi economici incontrollabili e lontani. Le mille e una notte-Arabian Nights è un film da guardare con calma e attenzione, forse una sfida e non privo di qualche momento di repulsione. Ma non potremo più dire di non essere stati avvertiti se il Portogallo è questo e se l’Europa ha motivi di lamentarsi.