I fantastici titoli di testa, nonostante si leggano nomi poco congrui per l’epoca in questione (Marco Travaglio e Fabio Volo), proseguono tallonando la goffa figura dell’impiegato più amato d’Italia, con tanto di immancabile basco, lungo i corridoi grigi e spenti della megaditta. La fotografia è quella: pieni anni ’70, poi compare lui: il Megadirettore (Paolo Volponi, una cascata di rughe ma che classe e che perfidia dirigenziale!). L’intervistatore chiede del compianto ragionier Fantozzi (ovviamente storpiato in “Bambocci”), e alle candide ammissioni del Megadirettore sulle raccomandazioni, sull’esistenza dell’Ufficio Ricatti, la risata si sprigiona liberatoria e tremolante. Un po’ di commozione è inevitabile.

La voce di Fantozzi è il titolo dell’appassionato documentario diretto da Mario Sesti e dedicato a Paolo Villaggio e al personaggio più celebre del grande comico genovese. Di stampo classico, - se si eccettuano, come sopra accennato, gli splendidi titoli di testa - l’opera è un ritratto vivace del Villaggio attore e del Fantozzi personaggio visto nel suo farsi. Numerosi e di rilievo i contributi: attori come Benigni e Lino Banfi, che ebbero modo di lavorare con Villaggio su set diversi dalle avventure fantozziane, scrittori e conduttori (Andrea Pinketts, Christian Raimo, Fiorello, Maurizio Costanzo), registi (Neri Parenti) sino a giungere a sociologi come Domenico De Masi, impegnati a mettere in risalto gli aspetti innovativi - nel modo di fare e di percepire il cinema, in un momento di profondi mutamenti della società italiana -  di cui la figura dello sfortunato ragioniere fu a suo modo artefice e portavoce.

In conclusione, questo sentito omaggio a Paolo Villaggio, recentemente scomparso, è anche l’ultimo progetto cinematografico a cui l’attore abbia lavorato e per il quale, prima della morte, aveva anche elaborato nuovi dialoghi  per conto di personaggi famosi come, appunto, il Megadirettore e la signora Pina, ancora una volta impersonata dalla generosa Milena Vukotic.