22 giugno 1983. A Roma, Emanuela Orlandi, quindicenne cittadina vaticana, figlia di un messo pontificio, sparisce dal centro di Roma, senza che sia possibile rintracciarne indizi e spostamenti...

Nel tentativo di costruire una plausibile cornice per riaprire l'attenzione sull'episodio a distanza di 33 anni, Faenza e i suoi collaboratori immaginano che una rete televisiva inglese invii a Roma una giornalista di origine italiana per raccontare i fatti e ripercorrerne i momenti. Un aiuto le viene da Raffaella, una collega di un programma televisivo italiano che ha scoperto una nuova pista, nella persona di Sabrina Minardi, a suo tempo amante di Enrico De Pedis, meglio conosciuto come Renatino, esponente di spicco della malavita romana. Quando i personaggi sono nelle rispettive caselle, il puzzle è pronto per aprirsi. Ed è una partita a scacchi che diventa ogni momento più complessa e intricata fino a far smarrire la logica degli avvenimenti.

Tutti sono coinvolti: il Vaticano, lo Stato italiano, la politica, i banchieri, la malavita; in un escalation di sospetti e di accuse che più crescono più diventano poco credibili e non verificabili, affidate a mezze parole, frasi non compiute, agganci detti e subiti smentiti. Di fatto la Santa Sede resta imbrigliata in uno scenario nel quale il copione la tiene prigioniera e che finisce con la sensazione che ci sia un qualcosa di nascosto che potrebbe far riaprire un caso ormai dichiarato chiuso dalla magistratura ordinaria. C'è forte il tentativo di concludere che, pur parlando di fatti realmente accaduti, la trama perda di vista la verità per inseguire obiettivi evanescenti e poco praticabili.

Insomma Faenza conferma la propria vocazione per un cinema dedito ad occuparsi di grandi temi che hanno mobilitato la pubblica opinione ma realizzati con molto clamore e senza la necessaria freddezza di toni. Eppure in questa scelta c’era ampio margine di movimento, e il muoversi tra affari leciti e affari sporchi, uomini politici e gangster, permetteva di costruire un bel giro di dinamiche e azioni tra emozioni e paure. Ma la denuncia (Il caso Mattei di Francesco Rosi lo dimostra) necessita di un perfetto equilibrio tra colpevoli e innocentisti per stare dalla parte della verità. Gli interpreti sono la conferma di questo esito ibrido. Tutti (Riccardo Scamarcio, Maya Sansa, Valentina Lodovini) sono ben in parte senza eccellere. La migliore resta forse Greta Scarano nel doppio ruolo di Sabrina Minardi, da giovane e da anziana.