Può un uomo tranquillo, un padre di famiglia, trasformarsi in un killer dall’oggi al domani? La questione, dalle implicazioni sociologiche e morali, attraversa per intero l’ottimo thriller franco/belga La resistance de l’air, opera prima nata sotto il segno di Jacques Audiard, perché scritta dal suo sceneggiatore e diretta da un suo collaboratore storico, Fred Grivois.

Ambientato in un Belgio grigio e triste, in un piccolo centro fuori Bruxelles, dove la classe media non va in Paradiso, soffre come nel resto d’Europa, la crisi morde e le famiglie si spaccano al primo imprevisto, può capitare di illudersi al primo piazzista di soldi facili. Che poi facili non sono se devi sparare alla testa di un uomo. L’influenza di Audiard si sente ed è un bene.

Grivois riesce a costruire un film secco e rarefatto insieme, dal malessere sottile, la tensione crescente e qualche forzatura di scrittura. Gran cast, a partire dall’impenetrabile protagonista Reda Kateb e magnifico sound editing, (lo score è invece dei fratelli Evgueni and Sacha Galperine). In Italia non li sappiamo fare film così.