Avvocato di successo, Umberto Borlone (Claudio Bisio) è un uomo che ce l'ha fatta: una famiglia ideale, un solido conto in banca, una carriera in ascesa e tanta gente a cui farlo sapere. Sbruffone, vanitoso a livelli eccessivi, Umberto pensa solo a se stesso. E l'invito al più esclusivo dei ricevimenti non farà che amplificarne l'ego, solo in minima parte scalfito dall'inaspettato benservito del suo studio, colpito dalla crisi economica.
Sì, perché Umberto è uno di quelli che cade in piedi, uno di quelli che nel giro di mezza giornata riesce a trovare qualcosa di meglio: sarà il potente Patrizio Azzesi (Claudio Abatantuono) a puntare gli occhi su di lui, per farlo diventare “l'uomo italiano” di uno tra gli studi internazionali più importanti del mondo. Ma le cose intorno ad Umberto incominceranno a cambiare drasticamente.
E' La gente che sta bene, quarto lungometraggio di Francesco Patierno, tratto dal romanzo di Federico Baccomo Duchesne ed interpretato anche da Margherita Buy (è la moglie di Bisio) e Jennipher Rodriguez (la moglie infelice di Abatantuono).
L'impianto, riconoscibile, è quello della commedia, che si discosta però dai dettami abituali delle recenti produzioni: il regista - coautore della sceneggiatura con Federico Favot, Marco Pettenello e lo stesso Baccomo - affida a Bisio l'inedito ruolo di un personaggio altamente negativo, "brillante" a tutti i costi, ai limiti del repellente, "drogato" dal successo e, per questo, totalmente annebbiato per quello che riguarda le cose davvero importanti della vita, come gli affetti.
La prima parte del film è questo: la presentazione di un uomo convinto di stare "bene", ritratto di una specie - quella dei rampanti - che resiste anche in tempi di crisi, anche se l'ebbrezza degli anni '80 e l'illusione dei '90 è lontana anni luce. Sarà la vita stessa - un tragico evento, ovviamente gestito nel peggiore dei modi dal protagonista - ad irrompere in quella routine fatta di apparenze e inganni. Offrendo a Borlone la possibilità di una seconda chance. Patierno mischia commedia e dramma, gestendo con disinvoltura i vari passaggi del racconto, aiutato in questo anche dalla centralità dei due personaggi femminili, ognuno a suo modo determinante nel percorso che è chiamato a compiere il protagonista, in più di un'occasione spalleggiato da un Abatantuono, lui sì, nei panni di un uomo davvero spregevole.