Dopo dieci anni di servizio alla SWAT, sette dei quali trascorsi come primo negoziatore di ostaggi, Jeff Talley (Bruce Willis) decide di mollare tutto in seguito ad un'operazione finita tragicamente. Abbandonerà Los Angeles per assumere il comando della polizia locale nella tranquilla cittadina di Bristo Camino. Un anno più tardi, però, proprio qui dovrà gestire il sequestro più delicato della sua vita: salvare un contabile corrotto (Kevin Pollak) diverrà l'unico modo per poter riabbracciare sua moglie e sua figlia.
Secondo lungometraggio per il francese Florent Emilio Siri (Nido di vespe) che, ancora una volta, dimostra di aver talento da vendere dietro la macchina da presa: ogni inquadratura è costruita per mantenere la tensione narrativa a livelli altissimi e l'intreccio riesce ad accattivare fino all'ultima sequenza. Tratto dal romanzo di Robert Crais, Hostage è un dignitoso film di genere che, pur soffrendo di qualche incongruenza e di alcuni eccessi nella caratterizzazione dei personaggi (soprattutto nel caso del giovane sbandato interpretato da Ben Foster), arriva dritto allo scopo: l'intrattenimento è assicurato e Bruce Willis, piaccia o meno, funziona come ai tempi di Die Hard.
Originali e suggestivi i titoli di testa. Buona, anche se a tratti pomposa, la fotografia del nostro Giovanni Fiore Coltellacci, alla sua seconda collaborazione con Siri.