Chris Evans chiude lo scudo di Capitan America nell’armadio, ma lo spirito da supereroe a stelle e strisce è duro a morire. È stato la Torcia Umana ne I fantastici 4 (quello del 2005), Nick “il trasportatore” in Push e, ovviamente, uno dei membri più importanti degli Avengers. Questa volta però non ci sono invasioni aliene da contrastare o villain apocalittici pronti a scatenare il loro arsenale.

Va in scena la paternità, un impegno da eroi veri che devono lavorare notte e giorno per far crescere i loro pargoli, specialmente quando la madre non c’è più. Il muscoloso Evans continua a fare il rubacuori con gli occhiali da top gun anche in questo Gifted – Il dono del talento, ma scopre la tenerezza di avere una figlia piccola da proteggere dal mondo e da chi vuole portargliela via.

Mary è una bambina speciale: a soli sette anni la matematica è il suo pane quotidiano, e lei risolve calcoli complessi con la velocità di una calcolatrice. La chiamano gifted, un piccolo genio con un futuro luminoso davanti a sé. Vive con l’affascinante zio Frank, un ex insegnante di filosofia che si è ritirato in provincia ad aggiustare i motori delle barche. La mamma di Mary si è suicidata e ha affidato la piccola al fratello, per farle avere una vita normale, nonostante il suo singolare talento. Ma la nonna cattiva è in agguato. Evelyn Adler vuole strappare Mary dalle braccia di Frank per proiettarla verso il successo, senza pensare all’infanzia rubata.

Ci attendono le schermaglie in tribunale targate Kramer contro Kramer, e le difficoltà di Matt Damon in Will Hunting – Genio Ribelle. Sul banco dei testimoni si alternano l’ambizione e i drammi, l’egoismo e l’amore vero. La melassa abbonda e gli ammicchi alla platea non tardano ad arrivare. Gifted – Il dono del talento è un film ruffiano, che eccede con scene strappalacrime e i soliti tramonti sulla spiaggia. Frank stringe Mary mentre il sole sparisce all’orizzonte, e insieme parlano di religione e affetti. “Non ti lascerò andare via”, sussurra Frank, e per un attimo vorremmo crederci, ma la dura realtà colpisce con la forza di un martello su un chiodo.

Anche i piccoli geni fuori dal comune vorrebbero giocare con gli amici nel parco o lanciarsi giù da uno scivolo. Invece i grandi cercano di rinchiuderli in prigioni dorate, dove imbolsiti accademici li gonfiano di complicate equazioni. Il cuore e la scienza lottano senza sosta, mentre “l’umano” Evans cerca di sconfiggere i propri fantasmi per amore della sua Mary.

Il regista Marc Webb, reduce anche lui da pirotecniche avventure come The Amazing Spider – Man 2 – Il potere di Electro, abbandona gli effetti speciali per lanciarsi sulla luminosità dei sentimenti. Si interroga su quanto sia difficile crescere per chi è diverso, ma eccede con la retorica, specialmente nel finale. In una delle sequenze chiave, Frank spiega il miracolo della vita a Mary nella sala d’attesa di un ospedale, dove familiari commossi scoprono che una piccola creatura presto si unirà a loro. La nascita si contrappone all’abbandono, e i buoni sentimenti scorrono come un fiume in piena.