Due gruppi di trafficanti d’armi, un magazzino abbandonato, una valanga di pistole e proiettili. E soprattutto l’impossibilità assoluta che tutto possa andare liscio…In un’epoca di cinema in cui l’action sembra diventato terreno quasi esclusivo per produzioni ad alto budget, con tanto di estetica patinata e ovviamente effetti speciali a catinelle, ecco arrivare un piccolo ma gustoso prodotto di genere che invece ribalta tale tendenza: spazi contenuti dall’unità di luogo, poche concessioni allo spettacolo pirotecnico fine a sé stesso e un’idea di azione basilare fanno di Free Fire uno “sparatutto” vecchia maniera. Il regista Ben Wheatley, reduce dalla trasposizione cinematografica di High Rise da James G. Ballard, si lascia alle spalle il tono autoriale del film precedente e lavora con ammirevole lucidità sulle coordinate del genere, dotando il nuovo lungometraggio di una leggerezza sbarazzina che poi è la chiave vincente dell’operazione. L’ambientazione vintage - il porto di Boston alla fine degli anni ‘70 - viene adoperata in particolar modo per contenere il tono e l’estetica dentro una messa in scena che vuole essere volutamente “povera” nei mezzi ma invece varia e spigliata nelle soluzioni estetiche. Il risultato è senz’altro frizzante, a tratti addirittura spassoso. Ad aiutare Wheatley un cast in cui tutti si divertono a partecipare alla baraonda di piombo, in particolar modo i più conosciuti Armie Hammer, Cillian Murphy, Brie Larson e uno scatenato Sharlto Copley.

Free Fire conferma, pur senza essere un prodotto particolarmente originale, che un cinema di genere lontano dall’epica mainstream dei blockbuster contemporanei (orami veri e propri disaster-movie…) è ancora possibile. Poggiandosi su molti stilemi del crime-movie Wheatley li ripropone con freschezza e un sano gusto per il puro divertissement. Non sempre servono budget multimilionari per fare buon cinema di intrattenimento. Buone idee e soprattutto lucidità nel saperle mettere in scena sono ancora l’ingrediente più importante.