Bulli, pupe e killer mammoni dal grilletto facile. E' l'originale variante di Four Brothers, gangster-movie che John Singleton condisce di ironia e sentimento. Il mix è vincente e gli ingredienti sono tutti nella stralunata premessa: i quattro fratelli del titolo sono due bianchi e due neri, agli antipodi l'uno dall'altro e ovviamente figli di madri diverse. Storie personali di abbandono e piccola criminalità li portano poi a questa insolita "fratellanza". Tutti adottati da un'anziana e materna signora, scoprono così il calore della famiglia, stringendo un inscindibile patto di sangue. Il surreale accostamento strappa già di per se' più di un sorriso: l'innocua vecchina tutta maglia e manicaretti mette in riga i quattro gangster, imponendo il bon ton a tavola e riprendendoli come bambinetti. La devozione è totale, la mamma intoccabile. Ed è infatti proprio quando la donna rimane uccisa in una rapina, che dalla pelle degli agnellini spuntano i lupi. Bobby, il duro della famiglia interpretato da Mark Wahlberg, non ha dubbi: il sangue laverà il sangue, la mamma deve essere vendicata. E' lui il trascinatore, l'ingovernabile testa calda capace di tutto. Quando il gioco si fa duro emergono le esilaranti differenze tra i quattro. Il piccolo Jack, rockettaro effeminato, viene relegato alle seconde file. Il gigantesco Angel mostra i muscoli in trincea, ma si piega in casa alla focosa fidanzata messicana. Jerry partecipa ma nel tempo libero accompagna le figlie in palestra. La missione punitiva in cui si imbarcano è suicida: scavare nel sottobosco criminale di Detroit, per risalire ai killer che hanno eliminato la mamma. La macchina di Singleton segue la caccia dei quattro in un crescendo di violenza e di sparatorie, senza però mai perdere d'occhio l'aspetto umano. Piccoli incidenti, scivoloni e scaramucce che alleggeriscono la tensione, divertono, a tratti fanno quasi pensare. Non ci sono pretese, per carità, ma il meccanismo funziona e la regia serrata non lascia spazio a cali di ritmo. L'aggiunta di poliziotti corrotti e vendette sui killer cattivi amplifica poi l'identificazione. Impossibile resistere ai quattro fratelli che strizzano l'occhio dallo schermo. Alla fine i vincitori sono loro: cattivi per amore, in un mondo che a conti fatti risulta assai più torbido e condannabile.