Espèces menacées di Gilles Bourdos è concepito come un domino: tre storie diverse slittano l’una sull’altra seguendo un percorso non propriamente lineare ma, in un qualche senso, fatidico. Ci sono i due novelli sposini, Jo e Tomas, alle prese con una prima notte di nozze solo in apparenza giocosa, consumata nell’atmosfera tesa e rossastra di una camera d’albergo e destinata a volgere in un futuro di violenze coniugali. C’è la giovane Melanie, che deve annunciare per telefono al padre di aspettare il suo primo bambino da un compagno molto più grande di lei, con cui vuole sposarsi. E poi c’è Anthony, uno studente timido e complessato, a cui tocca l’ingrato compito di prendersi cura di una madre psicolabile, abbandonata dal marito per un’altra donna (in questo caso molto più giovane). I personaggi dei tre nuclei principali si sfiorano a più riprese, senza mai entrare realmente in contatto, man mano che le rispettive situazioni di partenza si delineano e si complicano, e alla fine ogni racconto implode in sé stesso, più o meno felicemente o tragicamente, lasciandosi dietro un tracciato evanescente di consonanze.

Un film sui difficili rapporti tra le generazioni che narra come l’incomunicabilità spesso viaggi lungo i canali delle genealogie verticali di genere: le madri e le figlie non si parlano, i padri e i figli non riescono a comprendersi, e allora è il maschile ad andare incontro al femminile, ridefinendo i termini delle alleanze esistenti tra consanguinei di sesso opposto, ovvero tra padre e figlia, tra figlio e madre. Sono loro le “specie a rischio” che proveranno a sopravvivere nell’ambiente ostile di un’umanità dai tratti bestiali, cercando di ovviare all’incapacità di conoscersi e riconoscersi fino in fondo e all’impossibilità di tenere fede alle promesse d’amore.

Sebbene il plot non sia originalissimo e sebbene la linea narrativa che riguarda il matrimonio infelice di Jo – e i maldestri tentativi del padre di risolvere la situazione – risulti predominante e meglio sviluppata rispetto alle altre due parti, nel complesso Bourdos ci regala un’opera intensa, impreziosita da ottime prove d’attori.