Albert (Andreas Lust) è cresciuto sul cucuzzolo di una montagna, in una fattoria isolata, con la sola compagnia dei genitori e degli animali. Per questo sua madre lo ha incoraggiato a lavorare gù al villaggio, in una cava di marmo, con lo stipendio fisso e la compagnia di altri esseri umani. Albert non disdegna, soprattutto da quando ha conosciuto una giovane donna ungherese (Orsolya Tóth) che lavora alla mensa della cava. Di tanto in tanto in tanto risale su per portare ai suoi l'occorrente. Un giorno non vi trova più suo padre (Hannes Perkmann) e anche la ragazza ungherese fa fagotto...

Dramma della solitudine ambientato nel suggestivo paesaggio al confine tra Italia e Austria, sulle Alpi e alle loro pendici. Non succede molto e si parla anche meno ma Ronny Trocker (regista nato a Bolzano, qui all'esordio nel lungometraggio di finzione) ha una padronanza della messa in scena invidiabile (notevole il senso dello spazio, la cui presenza è insieme materica e simbolica) e una concezione quasi pittorica del quadro che, coerentemenete all'assunto della vicenda, privilegia la singolarità sull'insieme (il paesaggio montano che incornicia e imprigiona la vita del protagonista e dei suoi genitori). C'è una punta di maniera e le dinamiche affettive tra i personaggi restano a tesi, riscattate in parte da una discreta fattura formale.