Tra i personaggi più iconici dell’America del ‘900, l’orfanella Annie arriva sul grande schermo per la quarta volta (1932, 1938 e 1982). L’ultimo in ordine di tempo fu John Huston, che traspose il celeberrimo musical scritto da Thomas Meehan, a sua volta ispirato alle strisce a fumetti di Harold Gray, Little Orphan Annie. Oggi il cinema ci riprova, con lo zampino – tra i tanti – dei produttori Jay Z, Will Smith e consorte: Will Gluck (quello di Amici di letto… ) in regia, l’enfant prodige Quvenzhané Wallis (candidata all’Oscar per il meraviglioso Re della terra selvaggia) protagonista, al suo fianco un cast di prim’ordine, da Jamie Foxx a Cameron Diaz, passando per Rose Byrne e Bobby Cannavale.

Ancora una volta, il vero punto di forza rimangono però le canzoni originali (musiche di Charles Strouse, testi di Martin Charnin), su tutte naturalmente Maybe e Tomorrow: per il resto, oltre l’ovvia e politically correct declinazione “black” dell’operazione (sempre rossa e lentigginosa, Annie oggi è nera e piena di ricci), il film non regala molto altro, eccedendo nelle dosi di melensaggini e faccette, riuscendo alla lunga a trasformare la simpatica energia della protagonista in insopportabile risolutezza, poco credibile per una bimba di 10 anni.

La storia è nota: ospitata in una casa-famiglia con altre coetanee, sotto il controllo della truce Miss Hannigan (Cameron Diaz), Annie è convinta che prima o poi ritroverà i suoi genitori. Ogni venerdì si porta di fronte al ristorante dove, appena nata, la mamma e il papà la abbandonarono. Poi, un giorno come tanti, per le strade di New York si scontra con il candidato sindaco Will Stacks (Jamie Foxx), multimilionario anaffettivo. Un gesto istintivo dell’uomo (salvare la bimba dall’investimento) si trasformerà nella carta vincente per l’avvicinamento delle urne elettorali: come se non bastasse,Will ospita Annie nel suo attico extralusso. Ma quella che doveva essere semplicemente una “mossa” propagandistica si trasformerà ben presto in qualcos’altro.