C’è poco da fare: tra le migliori e più feconde autrici di soggetti per il cinema non possiamo che annoverare Jane Austen, la grande scrittrice inglese settecentesca vissuta a cavallo tra le ultime istanze del buon gusto e del buon senso illuminista e i primi sussulti dell’impeto romantico. Soltanto a volerci limitare agli ultimi vent’anni, le trasposizioni sul grande schermo dei romanzi austeniani contano l’elegantissimo Ragione e sentimento di Ang Lee, il gradevole Emma di Douglas McGrath con Gwyneth Paltrow e, infine, l’intenso Orgoglio e pregiudizio di Joe Wright con Keira Knightley e Donald Sutherland.

Stavolta, con Amore e inganni (nella versione originale Love and friendship), la palla passa allo statunitense Whit Stillman, regista della versione cinematografica di uno dei romanzi giovanili e meno noti di Austen, vale a dire Lady Susan. A differenza di tante altre eroine austeniane, giovani e di belle speranze, la Lady Susan di Amore e inganni è una vedova cinica e opportunista, ancora piacente - incarnata alla perfezione da Kate Beckinsale, - e soprattutto intenzionata a sistemare se stessa e la figlia adolescente, l’ingenua Frederica, con un matrimonio vantaggioso.

Vicino, per certi aspetti, più all’impianto ideologico del Barry Lyndon di Kubrick che alle precedenti riduzioni austeniane, tendenti a esaltare l’aspetto “romantico” delle trame, il film di Stillman condivide con il capolavoro kubrickiano la descrizione di una società belluina e feroce, quella dell’Inghilterra di fine settecento, celata sotto i paludamenti di una cortesia tanto splendida e inerte quanto ipocrita. Una società ancora impastoiata nelle convenzioni sociali e nella rigida ripartizione, anche sessuale, dei ruoli, laddove la donna, cui non si addice “andare a lavorare”, può trovare una via di fuga e una parvenza di riscatto unicamente attraverso l’intrigo e la dissimulazione. Amara analisi finale per un film, peraltro, diretto con sicuro mestiere ma privo di picchi emotivi e stilistici, ben sorretto tuttavia dall’ottimo lavoro della fotografia e dalle musiche, in equilibrio tra composizioni originali e brani d’epoca.