Una nuova amica

Une nouvelle amie

3/5
Ozon en travesti, tragicomico e distratto. Bravi Demoustier e Duris

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FRANCIA 2014
Claire, profondamente scossa dalla morte della migliore amica, con la quale aveva instaurato un'inscindibile relazione empatica, si riapre alla gioia di vivere dopo una scoperta sorprendente e intrigante sul marito della defunta. Ma in un vortice di segreti, pulsioni inaspettate e doppie identità nascoste, la situazione comincia a sfuggirle di mano...
SCHEDA FILM

Regia: François Ozon

Attori: Romain Duris - David/Virginia, Anaïs Demoustier - Claire, Raphaël Personnaz - Gilles, Isild Le Besco - Laura, Aurore Clément - Liz, Jean-Claude Bolle Reddat - ROBERT, Bruno Perard - EVA CARLTON, Claudine Chatel - Tata, Anita Gillier - Infermiera, Alex Fondja - Aiuto infermiera, Zita Hanrot - Cameriera

Soggetto: Ruth Rendell - racconti

Sceneggiatura: François Ozon

Fotografia: Pascal Marti

Montaggio: Laure Gardette

Scenografia: Michel Barthélémy

Costumi: Pascaline Chavanne

Altri titoli:

The New Girlfriend

Je suis femme

Durata: 107

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: liberamente tratto dal racconto "The New Girlfriend" di Ruth Rendell

Produzione: MANDARIN FILMS

Distribuzione: OFFICINE UBU (2015)

Data uscita: 2015-03-19

TRAILER
CRITICA
"Il grande giocoliere del cinema francese (nessuno smonta e rimonta trame e pulsioni come lui) (...) parte da un racconto di Ruth Rendell per farne tutt'altro. (...) Qui le cose sono più laboriose (troppo per emozionare: malgrado il soggetto il film resta freddo e cerebrale). Prima che il desiderio, subito evidente, prenda il sopravvento, tra Claire e David/Virginia c'è infatti un lungo gioco di complicità che passa tutto attraverso l'artificio (il trucco, lo shopping, la depilazione, i night...), e assai poco attraverso il corpo. (...) l'ambientazione volutamente astratta e fiabesca toglie peso a questa storia sempre troppo teorica." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 18 marzo 2015)

"François Ozon è un cineasta di grande talento, colto, raffinato, capace di disseminare con leggerezza citazioni e omaggi all'oggetto del suo amore, il cinema, rendendo unici e speciali i corpi dei suoi personaggi/attori. Il suo è un cinema di travestimenti sin dall'esordio, quel 'Sit-com' ('98) in cui vi erano già molti motivi della sua «educazione sentimentale», famiglia in testa, che a ogni nuovo film rilancia con la scommessa di entrare nei vestiti di un altro. II che non significa controllare o prendere il posto del suo personaggio, ma esprime piuttosto il desiderio di metterne in scena le ambiguità, le zone emozionali possibili, i misteri. (...) ancora più esplicito in questo 'Una nuova amica' (...) film irresistibile da non farsi sfuggire, il cui centro narrativo è appunto il travestimento: del «genere», uomini in abiti femminili, dei ruoli sociali, del desiderio dove le cose diventano più stratificate e molto meno evidenti. (...) Hitchcock, Preminger, il mélo ma l'omaggio che Ozon fa attraverso Virginia è soprattutto al geniale Ed Wood, di cui il personaggio ozoniano indossa i golfini di angora e lo stile del cinema classico americano degli anni Quaranta e Cinquanta, Glen or Glenda come David/Virginie, senza che uno escluda l'altro, anzi al contrario incarnazione di una sensualità morbida e espansa. Ozon accorda tutte le variazioni dell'ambiguità che la situazione produce, divertendosi a confondere le piste, a creare malintesi, a mostrarci con ironia calorosa un pomeriggio di trasgressione nel centro commerciale (...) che per Claire diviene quello delle fantasie e della trasgressione. L'identità sessuale muta, il desiderio sessuale muto (le prime scene in flashback tra le due amiche rimandano alle eroine di Cukor di 'Ricche e famose') di un travestimento che in realtà sconvolge tutto l'esistente. (...) Ozon non trasferisce questo travestimento nelle sue immagini, e se nei suoi personaggi tutti i confini sono labili, la geometria della sua narrazione è precisa e essenziale, quasi segnata da un gusto didattico di scrittura (all'origine c'è un racconto di Ruth Randall). E questo rende ancora più netta la radicalità della sua proposta, di quella che lui definisce «una favola a lieto fine sull'identità», in cui tutti i ruoli e i generi sessuali si possono scambiare, dentro la relazione amorosa e amicale, e fuori nello scontro violento con la società: uomo /donna, padre/madre a cominciare da quel luogo rigidamente definito che è la famiglia, nel flusso lieve e irresistibile del desiderio." (Cristina Piccino, 'Il manifesto', 18 marzo 2015)

"Specialista, equilibrista di contorsioni sessuali con e senza rete François Ozon, ispirato dal racconto di Ruth Rendell (...). Scommessa difficile: partenza a razzo, poi qualcosa s'intoppa, qualche rotella borghese non funziona, mancano passaggi, confusa segnaletica psicanalitica. Forse Ozon non ha la lievità che avevano nel trattare tripli salti mortali e sessuali Billy Wilder ('A qualcuno piace caldo') e Blake Edwards ('Victor Victoria'). (...) Troppi motivi di interesse (transfert dell'amor materno, piacere trans di nascondersi, l'apertura alle esperienze di cuore, libertà nel rimuovere il dolore) che, riuniti, restano in mostra incuriosendo senza emozioni, nonostante la bravura bisex di Romain Duris che si sottopone a ogni tortura per sembrar bella, l'Anaïs Demoustier, cui si consiglia urgente Freud, e Raphaël Personnaz, unico col fascino discreto della borghesia". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 19 marzo 2015)

"Prolifico e versatile come pochi tra i suoi colleghi, il gauche caviar parigino Ozon non risparmia sorprese allo spettatore scatenandole con un racconto à la Almodóvar senza però esserlo. II che può anche essere un pregio, ma nel film specifico avrebbe potuto diventarlo se avesse puntato più in alto e forse negli eccessi di cui lo sappiamo capace. Invece, dopo il suo turning point, la storia rimane livellata su un mélo en travesti abbastanza prevedibile. Buono per una Festa del Papà un po' 'alternativa'." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 19 marzo 2015)

"(...) Ozon (...) Con 'Una nuova amica' si spinge in un campo che sembrava prerogativa di Almodóvar, ma fa molto meglio (una leggerezza tutta francese che gli fa dire sull'identità sessuale cose su cui il greve don Pedro spesso s'incarta)." (Giorgio carbone, 'Libero', 19 marzo 2015)