Amistad

USA 1997
Nell'estate del 1839, in una notte di tempesta, nel mare a largo di Cuba 53 schiavi africani imbarcati sulla nave spagnola "la Amistad" riescono a liberarsi e, guidati da Cinque, assumono il comando con l'intenzione di fare rotta verso l'Africa. Non essendo tuttavia esperti navigatori, si affidano ai due componenti dell'equipaggio sopravvissuti e restano vittime di un inganno. Dopo due mesi, una nave americana li cattura al largo del Connecticut, quindi gli africani vengono incarcerati e processati per l'assassinio dell'equipaggio spagnolo. Il processo comincia in sordina, gli abolizionisti Theodore Joadson e Lewis Tappan affidano la difesa degli schiavi al giovane avvocato Roger Baldwin. A poco a poco però, il caso, nel quale entra in gioco il problema della schiavitù, diventa il simbolo della divisione della Nazione. Il Presidente degli Stati Uniti, Martin Van Buren, schiavista convinto, è deciso a sacrificare gli africani per compiacere gli Stati del Sud e la regina di Spagna, nella speranza di essere rieletto. Di opinione opposta è l'ex Presidente John Quincy Adams, ora in ritiro, che Roger riesce a convincere a difendere la causa degli africani. Di fronte alla Corte Suprema, Adams pronuncia un appassionato discorso, al termine del quale viene pronunciato un verdetto di assoluzione.
SCHEDA FILM

Regia: Steven Spielberg

Attori: Morgan Freeman - Theodore Joadson, Nigel Hawthorne - Martin Van Buren, Anthony Hopkins - John Quincy Adams, Djimon Hounsou - Cinque, Matthew McConaughey - Roger Baldwin, David Paymer - Segretario di Stato Forsyth, Pete Postlethwaite - Holabird, Stellan Skarsgård - Lewis Tappan, Razaaq Adoti - Yamba, Anna Paquin - Regina Isabella II, Peter Firth - Capitano Fitzgerald, Tomas Milian - Calderon, Chiwetel Ejiofor - James Covey, Derrick N. Ashong - Buakei, Geno Silva - Ruiz, John Ortiz - Montes, Ralph Brown - Tenente Gedney, Darren Burrows - Tenente Meade, Allan Rich - Giudice Juttson, Paul Guilfoyle - Procuratore distrettuale, Xander Berkeley - Hammond, Jeremy Northam - Giudice Coglin, Arliss Howard - John C. Calhoun, Harry A. Blackmum - Joseph Story

Soggetto: David Franzoni

Sceneggiatura: David Franzoni

Fotografia: Janusz Kaminski

Musiche: John Williams

Montaggio: Michael Kahn

Scenografia: Rick Carter

Arredamento: Rosemary Brandenburg

Costumi: Ruth E. Carter

Effetti: Tom Ryba, Scott Farrar, Kenneth Smith, Industrial Light & Magic (ILM), Steve Johnson's XFX Inc.

Durata: 155

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: STEVEN SPIELBERG, DEBBIE ALLEN, COLIN WILSON PER DREAMWORKS SKG, HOME BOX OFFICE

Distribuzione: U.I.P. - CIC VIDEO

CRITICA
"Se c'è un film che punta l'indice accusatore contro il cuore nero dell'America razzista, questo film è proprio 'Amistad', opera di forte impegno civile, non esente da una certa retorica e da concitazione enfatica, ma anche generosa, appassionata, dalle solenni cadenze epiche, di largo respiro drammatico, dal tono robusto e possente. Un film che, com'è tipico del cinema di Spielberg, sa sempre arrivare con pochi tratti concisi al nocciolo della questione. Si veda, per esempio, come nel messaggio salvifico del Nuovo Testamento l'ebreo Spielberg sappia indicare quella speranza di riscatto e di liberazione che i poveri schiavi strappati alla loro terra e ai loro affetti intravedono come un sogno lontano al quale affidarsi. E proprio su questo seme di speranza Spielberg scrive una delle pagine più belle del film: quando, scortato dalla prigione all'aula del tribunale, lo schiavo Cinque vede spuntare oltre il tetto di un edificio lungo la banchina del porto i tre alberi di un veliero. Tre pennoni la cui sommità gli richiama alla mente le croci del Calvario che, fra le illustrazioni di un Vangelo, hanno colpito la sua immaginazione. In quel momento Cinque intuisce come dietro la grande nave che lo ha trasportato dall'Africa, strumento di schiavitù, si possa cogliere anche un segno di liberazione. Uno di quei tocchi magistrali che soltanto i grandi resisti hanno in serbo". (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 19 aprile 1998)

"In generale non stupisce che Spielberg abbia adottato per questo 'message film' uno stile alla Stanley Kramer, pur se rispecchiare la violenza estrema dei rivoltosi è costato alla pellicola l'esclusione ai minori; e se qualche critico ha deplorato il tono 'troppo solennemente serio' della faccenda. Purtroppo Morgan Freeman nei panni di Joadson, campione abolizionista, ha un rilievo inadeguato, però il duetto fra il giovane avvocato Baldwin e il leader dei prigionieri Cinque assurge a una scena di rara intensità poetica: quando si confrontano parlando ciascuno una lingua incomprensibile all'altro e Cinque, per significare che viene da molto lontano, va a collocarsi in fondo allo stanzone del carcere. Belli e tremendi sono i ricordi dell'eroe riguardanti il cosiddetto 'middle passage', e cioè il trasporto in nave degli schiavi in condizioni miserande incluso un annegamento in massa di prigionieri buttati a mare incatenati. Al di là delle consuete accuse di plagio, ad 'Amistad' vengono rimproverate numerose semplificazioni storiche a fini spettacolari: per esempio è certo che Cinque non fu presente al dibattimento davanti alla Corte Suprema. E invece il film nella sua nobiltà tralascia di dire che, secondo alcuni, il fiero capo dei ribelli, una volta assolto e riportato in Sierra Leone, si trasformò a sua volta in un mercante di schiavi". (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 13 marzo 1998)

"La maestria di Spielberg, grande artista popolare americano, si riconosce nelle scene di rivolta sulla nave, sotto la pioggia, nel buio che occulta e rivela la lotta di uomini seminudi contro uomini armati, nel caos di sangue, paura, esultanza oppure nelle scene di incomunicabilità. Ma più spesso l'intento didattico schiaccia il film col suo terribile peso. Se le immagini insopportabili della schiavitù commuovono, gli africani risultano dotati di troppa eroica bellezza fisica, sono troppo lustri, si muovono troppo bene: il protagonista Djimon Hounsou, 33 anni, nato nel Beniu, emigrato da ragazzo a Lione, a Parigi e poi a Los Angeles, è stato indossatore, ha sfilato per anni per Jeau-Paul Gaultier e Thierry Mugler. Non hanno importanza certi dettagli non storici; contano certe melensaggini; contano le parti inerti del film, il lungo processo, le lunghe tirate antischiaviste di un Anthony Hopkins, interprete dell'ex presidente Adams dislocato se non ridicolo come sempre quando recita personaggi americani, oppure il gesticolare insensato del giovane avvocato difensore degli schiavi Matthew McConaughey. Le intenzioni virtuose non sono sufficienti a trasformare in un bel film un'opera buona anche innocua: la condanna della schiavitù storica è oggi del tutto indiscussa, lo schiavismo non ha sostenitori nella cultura contemporanea, con. 'Amistad' Spielberg si mostra nobile e probo senza dar fastidio a nessuno". (Lietta Tornabuoni, 'La stampa', 13 marzo 1998)