Terra di mezzo

ITALIA 1997
Tre episodi sulla vita quotidiana di alcuni stranieri a Roma.

"Silhouette" - Tre prostitute nigeriane, Tina, Barbara e Pascale, in attesa di clienti ingannano il tempo chiaccherando tra loro e raccontando quello che succede negli incontri con gli uomini.

"Euglen e Gertian" - Due giovani albanesi si vedono costretti ad accettare lavoro nero come muratori ed entrano in contatto con una vecchia, nobile signora romana.

"Self-Service" - Ahmed, egiziano ormai di mezza età, fa il benzinaio abusivo notturno con tutti i rischi che la situazione comporta. Poi, quando la mattina torna a casa, ricorda la sua precedente, importante, vita in Egitto, ormai lasciata alle spalle.
SCHEDA FILM

Regia: Matteo Garrone

Attori: Fatou Kine Fall - Pascale, Jaqueline Rose Nabagereka - Barbara, Mariane Sano - Tina, Andrzej Pawlikowski - Euglen, Kuc Jaroslaw - Gertian, Ahmed Mahgoub - Ahmed, Mario Colasanti, Guglielmo Ferraiola, Massimo Sarchielli, Paolo Sassanelli, Giacomo De Martino, Guglielmo Parasporo, Salvatore Sansone

Soggetto: Matteo Garrone

Sceneggiatura: Matteo Garrone

Fotografia: Marco Onorato, Andrea Busiri Vici d'Arcevia - operatore

Musiche: Dodi Moscati - consulenza

Montaggio: Marco Spoletini

Scenografia: Matteo Garrone

Costumi: Cristina Da Rold

Durata: 78

Colore: C

Genere: DRAMMATICO FILM A EPISODI

Produzione: ARCHIMEDE FILM

Distribuzione: TANDEM - DVD: FANDANGO HOME ENTERTAINMENT (2009)

Episodi: Silhouette - Euglen e Gertian - Self-Service

NOTE
- REVISIONE MINISTERO APRILE 1997.

- PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA E PREMIO CIPPUTI PER IL MIGLIOR FILM SUL MONDO DEL LAVORO AL FESTIVAL INTERNAZIONALE CINEMA GIOVANI, TORINO 1996.
CRITICA
"La macchina da presa di Garrone cattura situazioni, gesti, paesaggi senza brutalità, con malinconica sollecitudine, manipolando (in senso buono) quelle testimonianze che si trasfigurano in storie, in quei dialoghi disinvolti, buffi e aspri, tra le prostitute africane e gli impacciati, venali, avventori italiani, nei silenzi attoniti e interrogativi dei giovani albanesi che barattano se stessi, nel volto segnato e (quasi) comico dell'immigrato quando chiacchiera, sempre all'erta, con automobilisti di passaggio forse amici, forse no. I venti minuti dell'episodio iniziale vinsero, l'anno scorso, il Sacher Film Festival di Nanni Moretti. E grazie a quel successo e alle premure del regista di 'Caro Diario', l'esordiente Matteo Garrone, 29 anni, ha avuto l'opportunità di confezionare un prodotto più completo, meno occasionale, più intenso." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 7 maggio 1997)

"In parte finzione, in parte 'teatro di vita', che fonde realtà e ricostruzione, i settantotto minuti di Terra di mezzo sono un viaggio in una realtà che sfioriamo ogni giorno. Molto pudico, molto bello, molto toccante: una provocazione tutta cose e senza lagne alla serena cecità dei 'garantiti'." (Irene Bignardi, 'La Repubblica', 23 maggio 1997)

"Opera prima di Matteo Garrone, 29 anni, 'Terra di mezzo' è un trittico sulla vita di ogni giorno di un gruppo di extracomunitari nell'hinterland romano: le chiacchiere di alcune prostitute di colore, le disavventure di due giovani albanesi alle prese con il mondo del lavoro nero; un egiziano che staziona abusivamente a una pompa di benzina. Le loro storie e le loro esperienze si stagliano sullo sfondo di un paesaggio estraneo e indifferente, magistralmente ritratto da Garrone che, avendo sommato esperienze di pittore e di aiuto operatore, dimostra di possedere uno spiccato senso dell'immagine. Lo aspettiamo alla seconda prova." (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 2 luglio 1997)

"[...] Anche se i brandelli di storia immaginati dal regista vorrebbero essere dichiaratamente dalla parte di questi reietti della terra (come sottolinea la didascalia finale dell'episodio sulle prostitute nigeriane, in cui spiega i rapporti di vera e propria 'schiavitù' che spesso le lega ai loro sfruttatori), c'è qualcosa di impudico, per non dire osceno, nel vedere una persona che si mostra con tanto disinteresse davanti alla macchina da presa. Non è questione di mescolare realtà e fiction, ma di confonderle, abbassando il cinema a voyeurismo. Non c'è più innocenza nello sguardo di Garrone, o sdegno. Lui fa esattamente quello che fanno i vari 'clienti': usa quei corpi per soddisfare la propria voglia di fare cinema. Tutti quegli stacchi, tutte quelle inquadrature, dove sembra che importi solo come mettere la macchina e non quello che si filma, mettono a nudo un cinismo che ha rispetto per niente, né per il dolore degli sfruttati né per la coscienza dello spettatore." (Paolo Mereghetti, "Sette", 19, 8 maggio 1995).