King Kong

USA 1933
Carl Denham è un avventuroso produttore di documentari. Insieme a una giovane disoccupata di New York, Ann, parte alla volta di un'isola tropicale, Skull Island, abitata da un gigantesco e leggendario gorilla, King Kong. Il gorilla s'innamora della bella Ann e, preso in trappola, viene catturato da Denham. Portato a New York in catene, viene esibito. Ma King Kong riesce a liberarsi e a fuggire in cerca della sua amata Ann. Lo uccideranno sulla vetta dell'Empire State Building, dove si è rifugiato con la giovane donna, mitragliato da aerei da guerra.
SCHEDA FILM

Regia: Merian C. Cooper, Ernest B. Schoedsack

Attori: Fay Wray - Ann Darrow, Robert Armstrong - Carl Denham, Bruce Cabot - Jack Driscoll, Frank Reicher - Capitano Englehorn, Noble Johnson - Il Capo Indigeno, Sam Hardy - Charles Weston, Steve Clemente - Stregone, James Flavin - Briggs

Soggetto: Merian C. Cooper, Edgar Wallace

Sceneggiatura: James Ashmore Creelman, Ruth Rose

Fotografia: Eddie Linden, Vernon L. Walker, J.O. Taylor, Kenneth Peach

Musiche: Max Steiner

Montaggio: Ted Cheesman

Scenografia: Carroll Clark

Effetti: Harry Redmond Jr., Frank D. Williams, Harry Redmond Sr.

Altri titoli:

THE EIGHT WONDER OF THE WORLD

THE EIGHT WONDER

THE BEAST

KING APE

KONG

Durata: 100

Colore: B/N

Genere: THRILLER AVVENTURA HORROR FANTASY

Specifiche tecniche: MONO - RCA PHOTOPHONE SYSTEM

Produzione: MERIAN C. COOPER E ERNEST B. SCHOEDSACK PER RKO RADIO PICTURES INC., RADIO PICTURES

Distribuzione: DELTA

NOTE
- GIRATO CON LA TECNICA DELLA STOP-MOTION IDEATA DA WILLIS O'BRIEN, E' STATO RIFATTO TRA MOLTE POLEMICHE E MINOR IMPATTO NEL 1976 DA DE LAURENTIIS.

- STEVE CLEMENTE E' ACCREDITATO COME STEVE CLEMENTO.

- IL FILM E' STATO CAMPIONE D'INCASSI NEGLI STATI UNITI NEL 1933.
CRITICA
"Forse King Kong non regge più di tanto nella sua modestia spettacolare e nei limiti oggettivi della sua artisticità a interpretazioni sociologiche o psicanalitiche, ideologiche o politiche. Ma certo la forza eversiva della grande scimmia come modello di alterità rispetto alla società americana del tempo, e più in generale del costume sociale e morale degli anni trenta, risulta ancor oggi vincente." (Gianni Rondolino, La Stampa, 14/2/1993)

"Simboli, allegorie, significati diversi. Attorno a King Kong sociologia e psicanalisi hanno danzato freneticamente con incredibile frequenza e corrispondenti quantità di tesi. Naturalmente, nel mezzo, c'è il motivo archetipo della bella e la bestia, con tutta la sua lunga scia letteraria. "E' stata la bella ad uccidere la bestia, non gli aerei", sospira alla fine del film Denham davanti alla carcassa di Kong. E teorie conseguenti, ad investire pure la figuretta di Fay Wray, l'attrice protagonista, eterea procace coinvolta in un'ipotesi erotica che lei non voleva riconoscere: "quando Merian C. Cooper mi disse che come coprotagonista del film avrei avuto l'attore più alto e scuro che Hollywood avesse mai visto, pensai a Cary Grant. Invece era Kong, una specie di essere mitologico e metafisico: il mio rapporto con lui non corrispondeva a quelle cose a sfondo sensuale che la gente pensava."