Le Palme d'Oro i fratelli Dardenne le tengono in ufficio, nascoste dietro libri massicci, "Perchè - dicono ridendo - quando si lavora è meglio dimenticarsene". Due trofei, di cui uno vinto nel '99 per Rosetta, l'altro tre anni fa per L'enfant, e sette film all'attivo, per i registi belgi Cannes è un must. "Forse la prossima volta toccherà a Venezia, il problema sono i tempi, finiamo sempre per maggio". Sono simpatici Luc e Jean-Pierre, due signori dall'aspetto gentile che amano l'Italia e hanno fatto della ricerca della verità e dell'impegno civile la cifra del loro cinema. Anche nel Silenzio di Lorna, interpretato dalla kosovara Arta Dobroshi bravissima e probabile Palma per l'interpretazione, il tema è di grande attualità ed è ispirato a un fatto realmente accaduto: la vicenda di un'immigrata albanese che sogna un futuro migliore e per ottenere la cittadinanza belga sposa un tossicodipendente. Il tutto ha un costo, il denaro infatti è uno dei protagonisti della storia: "Ha due facce, è insieme simbolo della colpevolezza e della complicità di Lorna nell'omicidio di Claudy (Jerémié Renier), e di fiducia di Claudy in Lorna, che glielo affida per uscire dalla droga, da qualsiasi tentazione. E quando lui muore, lei prima lo nasconde, poi lo seppellisce e infine lo trasferisce sul conto del bambino che dovrebbe nascere. E' un gesto morale" aggiunge Pierre Dardene. In una delle scene più toccanti Lorna si spoglia per accogliere dentro di se' il derelitto che ha sposato e sta per lasciare. Da quell'atto incomincia una nuova vita, soprattutto interiore e alla fine fiabesca e immaginaria. Mafia russa, belga e albanese si intrecciano e spunta anche qualche parola in italiano. "Fabio (l'intermediario dei matrimoni bianchi) è belga ma i suoi genitori sono di origine italiana, in Belgio ce ne sono moltissimi e perlopiù ristoratori o poprietari di garage". Conclude Luc: "Abbiamo cercato di essere il più realistici possibile, rispettando l'umanità dei personaggi".