Proseguendo l'esplorazione dei disagi sociali che imperversano sull'Europa delle migrazioni e dell'edonismo, ecco la storia di Ozren, della madre e dei suoi parenti croati in Hurensohn, primo lungometraggio dell'austriaco Michael Sturminger. La sfacciataggine del titolo corrisponde alla vita promiscua e dolorosa della donna, che produce inevitabili riflessi di sofferenza e di ribellione nel figlio. Lo vediamo a tre anni, quando pensa che la mamma sia un angelo protettore e con difficoltà lei tenta di esserlo; a nove, l'età dell'apprendimento, alcuni dubbi si insinuano, specialmente quando vicini ed amici si indirizzano a lui in termini non propriamente educati e molto espliciti, ma l'attaccamento alla figura materna non viene scalfito dalla realtà. A sedici anni Ozren perviene con chiarezza alla verità, soprattutto per l'abbandono che comincia a pesare, i clienti che occupano di notte l'appartamento e il denaro col quale la madre crede di supplire all'affetto dovuto. Un ruolo positivo lo assumono gli zii, che gli assicureranno attenzione e futuro nel momento in cui una tragedia troppo intuibile (e facile) sconvolgerà la sua vita. Sturminger sa condurre, però, senza melismi facili ma con proporzione e verità questa vicenda cruda e ben interpretata, in cui il senso della maternità travalica anche la più infima delle vite. Molte sono, invece, le vite che si spezzano, per motivi ben diversi, nella celebre vicenda dell'assedio di Alamo, avvenuta in Texas nel 1836 per opera delle truppe messicane, assunto a icona dell'indipendentismo e dell'eroismo americani. Quasi duecento i texani uccisi in un'ora e mezzo di sanguinosi assalti, altrettanto terribile la vendetta del Generale Houston che in diciotto minuti, ispirandosi alle tattiche militari di Wellington, sbaraglierà l'esercito del crudele dittatore Santa Anna, assicurando l'ingresso del Texas come 28° stato dell'Unione. Sono 136, invece, i minuti del film The Alamo diretto da John Lee Hancock con Dennis Quaid e Billy Bob Thornton, che interpreta il mitico Davy Crockett, esperto sia di fucile che di violino. Infarcito di retorica e dei più ovvi luoghi comuni del genere western, con cospicue dosi di cinetica spettacolarità ed ampi spazi di umana, popolare riflessione, non risolve il problema del racconto storico obiettivo e nemmeno quello di un'equilibrata sintesi cinematografica.