Ermanno Olmi, Abbas Kiarostami e Ken Loach insieme per un film. Il progetto, che si gira in questi giorni a Roma e presentato oggi dai tre registi, s'intitola Ticket e si propone come qualcosa di assolutamente innovativo nel panorama cinematografico mondiale. Non si tratterà infatti di un film ad episodi, ma di un'unica vicenda diretta in sequenza prima da Olmi, poi da Kiarostami e infine da Loach. Un unico lungometraggio di 90 minuti realizzato a sei mani. La storia sarà quasi interamente ambientata su un treno in viaggio da un paese dell'Europa centrale a Roma. "Lavorare a questo film è stato come andare all'osteria con degli amici. Un gioco tra bambini - ha detto Olmi - uniti nel comune sentimento che è la ricerca di un dialogo e di una corrispondenza con l'altro". Al bando le differenze culturali di tre paesi così distanti come l'Italia, la Gran Bretagna e l'Iran, "ci siamo resi conto - continua il regista di Cantando dietro i paraventi - di avere finora viaggiato su vagoni diversi ma rivolti nella medesima direzione". L'idea iniziale è del documentarista Carlo Cresto-Dina che ha coinvolto nel progetto anche la Fandango di Domenico Procacci, l'inglese Sixteen Film e Babak Karimi, da anni collaboratore del regista iraniano. Spetta invece a Olmi l'aver voluto ambientare la vicenda su un treno, "l'unico posto - precisa il regista bergamasco - nel quale oggi è possibile relazionarsi agli altri, un luogo che facilita la voglia di parlare e socializzare". "Il film si sviluppa come una staffetta" spiega Loach. Ognuno dei tre registi (autori delle sceneggiature delle rispettive porzioni di film, ad eccezione del regista inglese che si è avvalso della collaborazione di Paul Laverty) sviluppa una storia i cui protagonisti sono dei viaggiatori. Il loro arrivo a destinazione coincide con il passaggio del testimone al regista successivo. Nel cast figurano anche Carlo Delle Piane e Valeria Bruni Tedeschi. "E' un cinema molto vicino alla realtà - chiarisce Kiarostami - la vita dei personaggi che raccontiamo è vera e continua una volta scesi dal treno, solo che noi non saremo più con loro". A fare da sottofondo il timori e le inquietudini del'attuale periodo storico. "Viviamo in un momento di grandi rivolgimenti - dice Loach - negli ultimi due anni il mondo è diventato un luogo molto più pericoloso e la gente a sempre più paura. E se il treno è una metafora - puntualizza Loach - non dimentichiamoci che ci sono vagoni di prima e di seconda classe". E quest'ultima, dice ancora Olmi "è sempre la più piena". Per il momento nessuna certezza sulla data di uscita. "Siamo come tre mamme incinte che non sanno quale sarà il sesso del loro bamabino, ma una volta nato lo difenderemo con tutte le nostre forze" conclude Kiarostami.