A tre settimane dalla conferenza stampa di Cannes (16 aprile), che svelerà il cartellone completo della 68° edizione (13-24 maggio), sui siti e giornali specializzati impazza il classico indovina-chi, con cui giornalisti e addetti ai lavori si divertono a indicare i film e le star che sbarcheranno sulla Croisette.

Vista l’autorevolezza della testata e l’affidabilità delle sue fonti, val la pena riprendere quanto scrive Variety a proposito. Il daily americano suddivide i titoli per aree territoriali, dando ampio spazio ovviamente ai film Usa, tra i quali, oltre al già annunciato Mad Max di George Miller, non dovrebbero mancare l’ultimo Allen, il nuovo della Pixar e gli “outsider” Gus Van Sant, Todd Haynes e Jeff Nichols. Per quanto riguarda l’Italia, Variety conferma quanto si dice da tempo in merito alla presenza dei vari Moretti, Garrone e Sorrentino, con quest’ultimi due che porteranno però un’opera in lingua inglese. Tra gli esordienti occhio al debutto alla regia di Natalie Portman, mentre farebbero gradito ritorno in competizione il francese Audiard, il giapponese Koreda e il tailandese Weerasethakul. Ma vediamo tutto nel dettaglio:STATI UNITI/CANADA

Carol (Todd Haynes). Cate Blanchett e Rooney Mara protagoniste dell’adattamento del romanzo di Patricia Highsmith, ambientato nella New York degli anni ’50 e incentrato sulla commessa di un grande magazzino che s’infatua di una elegante signora. Sembra in film-gemello di Lontano dal Paradiso (2002): anche qui gli individui e le proprie pulsioni devono fare i conti con le censure sociali dell’America puritana. Habituè dei festival, Haynes si presenterebbe per la seconda volta in concorso a Cannes dopo Velvet Goldmine (1998). Titolo sotto l’egida della Weinstein Co., che lo distribuirà negli States il prossimo autunno.

Inside Out (Pete Docter, Ronaldo Del Carmen). Finora solo due film d’animazione hanno avuto il privilegio di gareggiare per la Palma d’Oro, Shrek e Shrek 2, entrambi della Dreamworks. Alla Pixar invece nel 2009 fu offerta l’apertura (fuori concorso) per Up. Chissà che lo studio non possa aspirare a qualcosa di più con questa storia “fantasy” sulla vita emozionale di una ragazza. Negli States uscirà il 19 giugno.

Irrational Man (Woody Allen). Si dice che il 45° film di Woody Allen sia tra i suoi più cupi, sulla falsariga di Match Point. Joaquin Phoenix è il professore di filosofia di un college di provincia che inizia una relazione con una delle sue allieve, Emma Stone. In America uscirà il 24 luglio con Sony Classics.

The Little Prince (Mark Osborne). Il nome di Osborne non è sconosciuto a Cannes, avendo co-diretto con John Stevenson Kung Fu Panda (presentato fuori concorso nel 2008). Il suo secondo lavoro, adattamento del celebre romanzo di Antoine de Saint-Exupéry, è il più costoso film d’animazione mai prodotto in Francia (80 milioni di dollari di budget), doppiato da Rachel McAdams, Marion Cotillard, Riley Osborne, James Franco, Mackenzie Foy, Jeff Bridges e Benicio Del Toro. Di proprietà della Wild Bunch.

Midnight Special (Jeff Nichols). Autore molto amato in Francia (Mud venne presentato in concorso a Cannes nel 2012 mentre Take Shelter l’anno prima aveva vinto la Semaine de la Critique), Jeff Nichols, tra gli esponenti di punta del neo-classicismo americano, è al suo quarto lungometraggio, il primo totalmente finanziato da Warner Bros. (uscirà a novembre negli Stati Uniti). Descritto come un omaggio a John Carpenter, è la storia di un padre in fuga con il figlio dotato di poteri speciali. Nel cast Adam Driver, Michael Shannon, Kirsten Dunst e Joel Edgerton.

The Sea of Trees (Gus Van Sant). Matthew McConaughey e Ken Watanabe interpretano due uomini che si incontrano per caso nella “Foresta dei Suicidi” in Giappone, dove entrambi si sono recati per pore fine alle loro vite. Nel cast anche Naomi Watts. Il film dovrebbe garantire a Gus Van Sant il ritorno a Cannes, quattro anni dopo Restless(apertura di Un Certain Regard nel 2011). Il regista americano ha già vinto la Palma d’Oro con Elephant (2003) e il Premio Speciale del 60° con Paranoid Park (2007). Aveva gareggiato anche nel 2005 con Last Days (2005).

Sicario (Denis Villeneuve). Il regista candese è già stato tre volte a Cannes con Cosmos (1996, Quinzaine des Réalisateurs), August 32nd on Earth (1998, Un Certain Regard) e Polytechnique (2009, Quinzaine des Réalisateurs) ma mai in gara. Che sia la volta buona con Sicario, crime-story con Emily Blunt, Benicio Del Toro, Josh Brolin e Jon Bernthal, sullo sfondo della guerra dei cartelli messicani della droga. Lionsgate lo farà uscire in America a settembre.

A Tale of Love and Darkness (Natalie Portman). Natalie Portman potrebbe aspirare alla Camera d’Or quest’anno con il suo debutto alla regia tratto dal bestseller autobriografico dello scrittore israeliano Amos Oz. La novella regista è anche interprete, nel ruolo della madre di Oz.

Untitled Malala Yousafzai Project (Davis Guggenheim). Potrebbe riservarsi un posto tra gli Special Screenings questo ritratto di un attivista pachistano scampato a un attentato dei talebani e insignito del Premio Nobel per la Pace. Guggenheim era già stato a Cannes con il documentario “green” An Inconvenient Truth (2006).

Tra i papabili in cartellone, Variety cita lo sci-fi di Brad Bird Tomorrowland, che la Disney farà uscire il 22 maggio e che potrebbe tranquillamente andare fuori concorso; eBeasts of No Nation di Cary Fukunaga, progetto acquisito da Netflix e incentrato sui bambini soldato. La commissione di selezione lo ha visto, è piaciuto, ma non ha ancora deciso in quale sezione inserirlo.

AMERICA LATINA Chronic (Michel Franco). Un forte candidato per un posto in Un Certain Regard, se non addirittura in concorso, il regista messicano dovrebbe portare il suo primo film in lingua inglese, con Tim Roth nella parte di un infermiere depresso preposto ad assistere malati terminali. Nel 2102, Roth aveva guidato la giuria di Un Certain Regard che aveva premiato After Lucia di Franco. Il filmaker era stato a Cannes anche nel 2009, con il disturbante Daniel and Ana, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs. Titolare Wild Bunch.

The Clan (Pablo Trapero). Dramma basato sulla vera storia di Guillermo Francella, star argentina e patriarca del famigerato Clan Puccio, una famiglia benestante di Buenos Aires che negli anni ‘80 si lasciò dietro una terrificante scia di sangue. Trapero ha portato finora quattro film sulla Croisette, uno in concorso (Lion’s Den, 2008) e tre in Un Certain Regard (El Bonaerense, 2002; Carancho, 2010; White Elephant, 2012).

La patota (Santiago Mitre). Remake dell’omonimo film di Daniel Tinayre (L’aggressione, 1961), prodotto da Walter Salles. Il thriller esplora le ripercussioni psicologiche di uno stupro subito da una avvocatessa. Mitre si era fatto notare nel 2011 con The Student. Questo è il suo secondo lavoro e al momento è nel radar sia della selezione ufficiale che della Quinzaine.

A Thousand-Headed Monster (Rodrigo Pla). Adattamento del romanzo di Laura Santullo, qui anche sceneggiatrice. E’ la storia di una donna, che stufa di una compagnia d’assicurazioni corrotta e negligente, prende la drastica decisione di procurarsi da sola le medicine di cui ha bisogno suo marito. Quarto lungometraggio del regista uruguaiano ( La zona, The Desert Within, The Delay).

GRAN BRETAGNAHigh-Rise (Ben Wheatley). La sua black comedy Sightseers (2012) era stata presentata alla Quinzaine, ora il regista inglese dovrebbe tornare sulla Croisette con questa trasposizione del romanzo sci-fi di J.G. Ballard (Il condominio, 1975), interpretata da Tom Hiddleston. Progetto a lungo inseguito da Jeremy Thomas, che avrebbe volute farlo dirigere da Nicolas Roeg. La storia è interamente ambientata in un grattacielo di nuova generazione costruito in una zona residenziale di Londra. I suoi abitanti, a causa di una serie di piccoli blackout e dissidi fra vicini, in breve tempo regrediscono sia nei comportamenti che nello stile di vita alla condizione di uomini primitivi.

Icon (Stephen Frears). Già accreditato lo scorso anno per la partecipazione al Festival, Icon di Stephen Frears, sulla vita del ciclista Lance Armstrong, dovrebbe approdare sulla Croisette quest’anno fuori concorso, come Tamara Drewe (2010) e Muhammad Ali’s Greatest Fight (2013). Nei panni del ciclista americano Ben Foster. Chris Dowd interpreta invece David Walsh, il giornalista scozzese che fece lo scoop sul doping.

Sunset Song (Terence Davies). Sembra assicurato lo slot in concorso per Terence Davies, che torna in regia con l’adattamento di un classico dello scrittore scozzese Lewis Grassic Gibbon. Tra i più venerati registi inglesi della sua generazione, Davies aveva già portato fuori concorso a Cannes il documentario Of Time and the City (2008), in concorso The Long Day Closes (1992) e The Neon Bible (1995), alla Quinzaine Distant Voices, Still Lives, che ha vinto il premio Fipresci nel 1988.

FRANCIA/BELGIO

The Brand New Testament (Jaco van Dormael). Van Dormael aveva vinto la Camera d’Or per Toto le héros (1991) e gareggiato per la Palma d’Oro con L’ottavo giorno(1996). Il suo ambiziosissimo Mr. Nobody (2009) era stato invece presentato a Venezia. Ritorna sulla Croisette con una satira religiosa low budget, in cui Dio (interpretato da Benoit Poelvoorde) scatena accidentalmente iI panico quando la sua figlia ribelle (Yolande Moreau) svela i piani apocalittici che il Padre aveva salvato sul proprio computer. Cameo anche di Catherine Deneuve.

Close Protection (Alice Winocour). Cannes sarebbe la location perfetta per lanciare questo thriller ambientato sulla Riviera francese, protagonista Mathias Schoenaerts nei panni di un soldato delle Forze Speciali che soffre del disturbo post traumatico da stress (PTSD) dopo aver combattuto in Afghanistan. Diane Kruger è la moglie del suo nuovo datore di lavoro. Il precedente lavoro della Winocour, Augustine (2012), era stato premiato alla Semaine de la Critique.

Erran (Jacques Audiard). Pochi registi come Jacques Audiard sono oggi altrettanto capaci di scavare nel ventre molle di Parigi. L’autore de il profeta (Grand Prix nel 2009) s’ispira stavolta alle Lettere Persiane di Montesquieu e racconta la storia di un combattente Tamil (Vincent Rottiers) accolto in Francia come rifugiato politico. Il film è ancora in post-produzione, ma dovrebbe essere pronto in tempo. Di proprietà della Wild Bunch.

Evolution (Lucile Hadzhihalilovic). Più di una decade dopo Innocence (2004), un esordio alla regia molto apprezzato dalla critica, la Hadzhihalilovic torna con uno strano fantasy ambientato in un villaggio sul mare dove i ragazzi vengono sottoposti a bizzarri esperimenti medici. Max Brebant, Roxane Duran Julie-Marie Parmentier i protagonist (Wild Bunch).

Les Anarchistes (Elie Wajeman). Tahar Rahim e Adele Exarchopoulos (La vita di Adele) protagonisti di un dramma su un sergente di polizia infiltrato in un gruppo anarchico nella Parigi del 19° secolo. Secondo film di Wajeman, la cui opera di debutto, Aliyah, fu presentata nel 2012 alla Quinzaine. Proprietà Wild Bunch.

Love (Gaspar Noe). Autore estremo, provocatorio, spesso discutibile, Gaspar Noe non dovrebbe smentirsi nemmeno stavolta: Love è il suo quarto lungometraggio ed è il resoconto esplicito di un triangolo amoroso che coinvolge due ragazze e un ragazzo. Proprietà Wild Bunch.

Marguerite (Xavier Giannoli). Catherine Frot interpreta un’aspirante cantante d’opera con una voce terribile, in questo dramma ambientato nel 1920, liberamente ispirato alla vita della chanteuse americana Florence Foster Jenkins. Non è la prima volta che Giannoli si focalizza sulla vita di un musicista: nel 2006 aveva diretto Gerard Depardieu in The Singer, in competizione a Cannes, così come il successivo In the Beginning del 2009. Proprietà Memento Films Intl.

Mon roi (Maiwenn). Regista e attrice, Maiwenn aveva ottenuto il premio della giuria di Cannes nel corale Polisse (2011). Potrebbe tornare in gara con il suo quarto lungometraggio, che racconta la love story tra due personaggi interpretati da Emmanuelle Bercot e Vincent Cassel.

Nos arcadies (Arnaud Desplechin). Tra i francesi, è il più sicuro di andare in concorso. Desplechin dirige nuovamente Mathieu Amalric nel ruolo di Paul Dedalus in questo prequel del suo Comment je me suis disputé... (ma vie sexuelle), in gara a Cannes nel 1996. Il regista transalpino ha conteso la Palma d’Oro altre 4 volte: con La Sentinelle(1992), Esther Kahn (2000), Racconto di Natale (2008) e Jimmy P. (2013). Proprietà Wild Bunch.

The White Knights (Joachim Lafosse). Il regista belga, già autore di Nuda proprietà (2006) e À perdre la raison (2012) - quest’ultimo presentato in Un Certain Regard - è al suo sesto lungometraggio in cui Vincent Lindon interpreta un operatore umanitario che prova a salvare 300 bambini dalla guerra civile in Ciad. Nel film Yannick Renier, Reda Kateb, Valerie Donzelli e Louise Bourgoin.

Tra gli altri possibili partecipanti al Festival, Variety cita due donne: Emmanuelle Bercot, già nel cast di Mon roi di Maiwenn, ha da poco ultimato le riprese del suo La Tete haute; Valerie Donzelli invece, oltre ad apparire nel cast di The White Knights, potrebbe portare in cartellone il suo Marguerite and Julien (da una sceneggiatura inedita di François Truffaut).

Gerard Depardieu e Isabelle Huppert interpretano due genitori che si riuniscono dopo la morte del figlio nel papabile Valley of Love di Guillaume Nicloux (The Kidnapping of Michel Houellebecq e The Nun). In selezione ufficiale potrebbe esserci spazio anche per l’82enne Jean-Paul Rappeneau (Belles familles) e per Barbet Schroeder (Amnesia).

ITALIAMia madre (Nanni Moretti). Alla sua terza collaborazione con Moretti, Margherita Buy interpreta una filmmaker in crisi d’identità in una commedia amara, interpretata tra gli altri dallo stesso regista e da John Turturro. Oltre ad avere vinto la Palma d’oro con la stanza del figlio (2001), Moretti ha gareggiato per la Palma altre cinque volte: con Ecce bombo (1978); Caro diario (1994, Premio alla regia); Aprile (1998); Il caimano (2006); Habemus Papam (2011).

Il racconto dei racconti (Matteo Garrone). Due volte vincitore del Grand Prix di Cannes con Gomorra (2008) e Reality (2012), Garrone si cimenta per la prima volta con un film in lingua inglese e dalle atmosfere horror/fantasy per questo adattamento pieno di effetti speciali di una raccolta di novelle del 17° secolo scritte da Giambattista Basile. Salma Hayek, Vincent Cassel e John C. Reilly nel cast.

La giovinezza (Paolo Sorrentino). Secondo film in lingua inglese per Paolo Sorrentino, con Michael Caine nei panni di un direttore d’orchestra in pensione che riceve un invito per esibirsi davanti alla regina Elisabetta II e il principe Filippo. Se selezionato, segnerà la sesta presenza di Sorrentino in concorso dopo Le conseguenze dell’amore(2004), L’amico di famiglia (2006), il vincitore del premio della giuria Il Divo (2008), This Must Be the Place (2011) e La grande bellezza (2013).

ASIAThe Assassin (Hou Hsiao-hsien). L’epica delle arti marziali nel primo film del regista Taiwanese dai tempi di Le voyage du ballon rouge, apertura di Un Certain Regard nel 2007. Già sei volte in competizione con The Puppetmaster (1993, Premio della Giuria), Good Men, Good Women (1995), Goodbye, South, Goodbye (1996), Flowers of Shanghai (1998), Millennium Mambo (2001) e Three Times (2005).

Journey to the Shore (Kiyoshi Kurosawa). Adattamento del romanzo di Kazumi Yumoto, con protagonista Eri Fukatsu nei panni di una donna il cui marito torna tre anni dopo la sua sparizione. Kiyoshi Kurosawa manca da Cannes dal 2008, quando in Un Certain Regard portò Tokyo Sonata (2008). In competizione andò con Bright Future (2003).

Kamakura Diary (Hirokazu Kore-eda). Un cast di grandi attrici, composto da Masami Nagasawa, Haruka Ayase e Suzu Hirose, per un adattamento della popolare serie a fumetti di Akimi Yoshida, incentrata su quattro sorelle. Due anni fa Kore-eda vinse il premio della giuria e quello ecumenico per Like Father, Like Son, ed era già stato in competizione nel 2004 con Nobody Knows (2004) e Distance (2001). Nel 2009 partecipò con Air Doll in Un Certain Regard.

Love in Khon Kaen (Apichatpong Weerasethakul). Precedentemente intitolato Cemetery of Kings, questo romantic drama onirico su una casalinga sola che si prende cura di un soldato, segna il ritorno di Weerasethakul alla regia dai tempi della Palma d’Oro Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti (2010). Il regista Thai aveva in precedenza vinto Un Certain Regard con Blissfully Yours (2002) e il premio della giuria con Tropical Malady (2004).

Sweet Red Bean Paste (Naomi Kawase). La Kawase è un habitué di Cannes, dove ha già vinto la Camera d’Or per Suzaku (1997) e il Grand Prix per The Mourning Forest(2007); è stata in gara anche con Shara (2003), Hanezu (2011) e lo scorso anno con Still the Water. il suo ultimo film racconta una relazione tra un uomo e una donna che lavorano nella stessa panetteria. Dal romanzo di Tetsuya Akikawa.

ALTRI TERRITORIArabian Nights (Miguel Gomes). Con le sue sei ore e più di durata, questo lavoro sperimentale in tre parti del regista portoghese (autore di Tabu) è probabilmente il più lungo dei film destinati ad entrare in cartellone quest’anno. I temi più controversi della società portoghese vengono trattati dalla prospettiva di un moderno Scheherazade. Fosse selezionato, segnerebbe il ritorno di Gomes alla Croisette dopo Our Beloved Month of August (2008), premiato alla Quinzaine.

The Lobster (Yorgos Lanthimos). Lanthimos ha vinto Un Certain Regard nel 2009 con Dogtooth e si è presentato in gara a venezia nel 2011 con Alps. Stavolta punta la Palma d’Oro con questa love story ambientata in un future distopico dove le persone vengono arrestate e forzate a trovare un partner entro 45 giorni. Colin Farrell, Rachel Weisz, Ben Whishaw, Olivia Colman, Lea Seydoux e John C. Reilly le star in questo film a produzione maggioritaria irlandese.

Louder Than Bombs (Joachim Trier). Trier era stato in precedenza in Un Certain Regard con Oslo, August 31st (2011), e potrebbe tornarci con questo drama sui segreti di una fotoreporter di guerra, portati alla luce tre anni dopo la sua morte in un incidente d’auto. Con Isabelle Huppert, Gabriel Byrne e Jesse Eisenberg.

Possibili anche la regista greca Athina Rachel Tsangari, con Chevalier, seguito del suo Attenberg visto a Venezia; Aleksandr Sokurov potrebbe portare Francofonia: Le Louvre sous l’Occupation, sorta di film-gemello di Arca russa. Esordio della Portman a parte, da Israele potrebbe arrivare anche l’ultimo film di Amos Gitai, Le dernier jour de Rabin, che ricostruisce l’attentato al premier israeliano fautore della pace con la Palestina.

Altra possibilità per la selezione ufficiale o per una delle sezioni collaterali è Taj Mahal di Nicolas Saada, thriller sullo sfondo degli attentati terroristici a Mumbai del 2008. Nel cast Stacy Martin e la nostra Alba Rohrwacher.

Dovrebbe esserci spazio anche per il cinema rumeno, che potrebbe gettare nella mischia Radu Muntean e il suo road movie One Floor Below (seguito di Tuesday, After Christmas, in Un Certain Regard nel 2010); Corneliu Porumboiu con The Treasure; Florin Serban e il suo dramma relazionale Box, il suo primo film dai tempi di If I Want to Whistle, I Whistle, premio della giuria a Berlino nel 2010.