Francesca Neri di parti difficili ne ha interpretate tante. Per Avati è stata una matura signora borghese con il volto segnato dalle rughe e incorniciato dai capelli bianchi,  per Almodovar una giovane  moglie insoddisfatta e carica di sensi di colpa nei confronti del marito paraplegico, ma il ruolo più impegnativo secondo lei  resta quello che le ha regalato la notorietà: l'irrequita e trasgressiva Lulù raccontata da Bigas Luna. A Le età di Lulù l'attrice, a Lecce in occasione dell'omaggio che il Festival del cinema europeo le dedica, è  particolarmente legata. “Devo tutto a Bigas – confessa con emozione. Ero una sconosciuta, dopo Le età di Lulù la mia vita è cambiata. Era una persona speciale, un guru quasi, sempre equilibrato e sicuro di sé da farti sentire a posto in qualsiasi situazione, anche la più estrema. Inutile dire che il film non fosse scabroso, lo era. Per accettare di girarlo ci è voluto un notevole coraggio e non ne sarei uscita così bene senza Bigas accanto. Mi ha guidata con attenzione  e delicatezza,  mi sono fidata ciecamente. Ho avuto ragione a farlo,  ancora oggi mi sembra un film molto bello. Ma Luna non è stato il solo a segnare la mia carriera, anche Troisi ha avuto un peso fondamentale. Mi aveva visto proprio ne L'età di Lulù e voluto per Pensavo fosse amore e invece era un calesse. Due colpi di fortuna e nel giro di un anno mi sono sono aperte contemporaneamente le porte del cinema spagnolo e di quello italiano”.
La Spagna per Neri è una seconda patria artistica. Ha lavorato anche con Saura e soprattutto Almodovar, grazie al quale il suo volto è arrivato in tutto il mondo. “Se Luna mi ha lanciata nel mondo del cinema europeo, Almodovar mi ha fatta conoscere in America – ricorda. Carne tremula è stato il passaporto per gli Stati Uniti dove sono stata chiamata a girare Danni collaterali. Non posso però dire che l'esperienza nell'industria hollywoodiana sia stata tra le migliori della mia vita di attrice, sicuramente un'occasione importante che dovevo cogliere al volo. Lavorare là significa stravolgere completamente la propria esistenza, un vero incubo per la nostra mentalità.  Già mentre giravamo mi dicevano che mi sarei dovuta trasferire a Los Angeles e affidarmi a un agente per fargli prendere  in mano la mia carriera. Sinceramente, non me la sono sentita. E non me ne pento”.
E Almodovar? Si racconta di rapporti non idialliaci durante le riprese, che però Neri smentisce.  “Pedro è unico, prendere o lasciare -  spiega spazzando via le chiacchiere con una risata. Bigas in ogni momento cercava di tirar fuori da te gli aspetti più segreti, considerava dirigere gli attori una forma di espressione estetica. Girare con Pedro invece è come vivere un fidanzamento: c'è un prima, un durante e un dopo. Una storia d'amore caratterizzata da scontri costanti, stimolanti ma devastanti dal punto di vista emotivo. Non riesce a vivere in altro modo il rapporto con i suoi attori, ma se i risultati poi sono eccellenti e questo è il suo solo modo di arrivare al meglio c'è poco da fare. Va bene così”.
Negli ultimi anni l'attrice ha preferito lasciare il posto alla produttrice.  Alle due qualifiche oggi  Francesca Neri ironicamente, ma non senza una punta di orgoglio, ne aggiunge una terza: quella di “moglie del regista”. L'allusione, evidentemente, è al marito Claudio Amendola di recente passato dietro la macchina da presa con l'ancora inedito La mossa del Pinguino. Una scelta, quella di Neri di misurarsi con la produzione, coincidente purtroppo con l'esplodere della crisi economica. Allora si è fermata.  Ma solo momentaneamente, precisa.  “Sono convinta che il cinema europeo abbia molte cose da dire e che a livello di contenuti non sia secondo a nessuno, nemmeno a quello americano - aggiunge decisa.  Dobbiamo  trovare la forza di rinnovare le nostre storie e renderle più appetibili sul mercato internazionale. Leggo molte sceneggiature  e vedo che le idee non mancano, speriamo arrivino presto anche i soldi che permettano di superare questo stallo terribile”. Un sogno nel cassetto Neri lo ha già: “Vorrei produrre il film di un grande regista e attore teatrale che per ora ha realizzato le sue opere usando esclusivamente il cellulare: Pippo Delbono”.