“Il calcio è una cosa seria, e questa è la squadra Italiana Attori, in cui giocava anche Pier Paolo Pasolini. Sette anni fa ho iniziato a giochicchiare anch'io. Non ho mai avuto una grandissisma simpatia per gli attori, soprattutto quelli famosi, invece questi sconosciuti mi hanno colpito con le loro frustrazioni, dolori, malinconia”.
Parola del regista Marco Risi che porta al Festival di Roma, sezione Gala, il suo Tre tocchi, interpretato da Massimiliano Benvenuto, Leandro Amato, Emiliano Ragno, Vincenzo De Michele, Antonio Folletto, Gilles Rocca e Gianfranco Gallo, con le partecipazioni speciali di Matteo Branciamore, Francesca Inaudi, Luca Argentero, Marco Giallini, Claudio Santamaria, Paolo Sorrentino, Maurizio Mattioli, Ida Di Benedetto e Valentina Lodovini. Risi segue tra campo, tavola, relazioni e provini mancati sei personaggi, sei claciatori della Italiana Attori: il teatrale Antonio, mantenuto da una vecchia gloria; Emiliano, doppiatore e facchino; Gilles, che ha conosciuto il successo in una serie tv ma non sa gestirlo; Leandro, prostituta sul palco, affamato di vita; Max, acchiappino al ristorante, attore precario; Vincenzo, che fa sesso con rabbia.
“Che succede dopo un provino andato a male?, questo mi chiedo”, dice Risi, e ricorda il provino disastroso di Beppe Fiorello per il suo L'ultimo Capodanno: “Un cane, ma aveva la faccia giusta: gli dissi di prepararsi sul serio, lo feci ritornare l'indomani, e lo presi”. Al regista “interessa l'anima dell'attore, già, perché anche gli attori hanno l'anima, forse”. Tre tocchi è un “film a basso costo, perché volevo fosse un film libero: cercavo la massima libertà”, prosegue il regista, e tutti gli attori famosi hanno partecipato “a condizioni zero”.
Sparuti i personaggi femminili e qualcuno è anche oggetto di violenza, ma Risi non accetta critiche sul sessismo del film: “Immaginavo queste reazioni, ma le donne non giocano a calcio. Se lo vedete così mi spiace, vorrà dire che farò un altro film su una squadra di pallavolo femminile”. A rispedire le critiche al mittente anche il cast, con Massimiliano Benvenuto che precisa: “Non è un film sessista, anche se le donne subiscono certi eventi. Non è contro le donne né contro gli omosessuali, e il femminile c'è, perché c'è una grandissima fragilità”.