“L'idea mi è venuta dopo aver visto un notte in tv la vicenda di una donna che aveva fatto uccidere il marito durante una battuta di caccia dall'amante, che poi si era suicidato”. Si è ispirato ad un fatto di cronaca Toni D'Angelo, figlio d'arte (Nino), per il suo secondo lungometraggio L'innocenza di Clara, in sala con Istituto Luce Cinecittà e realizzato con  il contributo alle opere prime e seconde del Mibac, con il sostegno della Regione Lazio e Lazio Film Commission. A cinque anni dall'esordio napoletano (Una notte) D'Angelo firma un noir con Chiara Conti, Alberto Gimignani e Luca Lionello e Silvano Agosti consulente al montaggio che è stato caldamente accolto a Courmayeur al Noir Film Festival in questi giorni ed è stato presentato in concorso al World Film Festival di Montreal.
Girato tra le cave di Massa Carrara ritrae impietosamente un provincia grigia e schiva, fredda e monotona. “Mi serviva – spiega il regista - un luogo dove i personaggi fossero abituati a schivare le mine vaganti e in cui l'arrivo della donna portasse uno scompenso. Il mio primo riferimento è stato Claude Chabrol in cui la provincia è molto presente”. Tra Toscana e Linguria nei boschi della Lunigiana, due amici con la passione per la caccia, Maurizio (Alberto Gimignani) e Giovanni (Luca Lionello), l'uno imprenditore, l'altro scultore, vivono una vita monotona, fino a quando Maurizio sposa la femme fatale Clara (Chiara Conti) e la porta in paese, sconvolgendo i precari equilibri dell'amico, sposato e annoiato, che resta affascinato e ossessionato dalla donna. Nasce così un triangolo amoroso che avrà però inevitabili risvolti tragici.
Dopo numerosi provini per la scelta del cast, la preferenza è andata a Chiara Conti e Luca Lionello, che hanno colpito il regista con “con un pezzo molto bello – racconta D'Angelo - che successivamente ho inserito nella sceneggiatura. Mi piace riscrivere il film con gli attori in corso d'opera per far si che vivano il personaggio da un punto di vista personale”. Una prova difficile da affrontare, come commenta Gimignani: “Essere se stessi nel personaggio è la cosa più difficile per gli attori. Con Toni abbiamo spesso discusso le linee guida del film, collaborato e assorbito il luogo, le cave di marmo hanno un'energia irresistibile”. Chiara Conti, invece, più che dal luogo sperduto è stata sedotta dalla sua Clara: “E' un'eterna insoddisfatta, alla continua ricerca di qualcosa di emozionante, come un malessere. Utilizza un potere, quello della seduzione perché è alla ricerca di amore da tutti non amando nessuno e per questo è sempre infelice”.
Luca Lionello, il Giuda della Passione di Mel Gibson, ci tiene a sottolineare che, il merito del regista è stato “lasciare al pubblico il giudizio. Il film parte dalla pietra e poi sta allo spettatore interpretare cosa c'é dentro al sasso e capire chi ha fatto cosa. Rimane il dubbio infinito: è stata lei, non è stata lei?”.