“Parlare di immigrazione come di emergenza vuol dire negare il fenomeno della migrazione. L’uomo è un migrante per natura”. Parola di Mons. Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, alla cerimonia di chiusura della XXI edizione del Tertio Millennio Film Fest, che si è svolta in Filmoteca Vaticana. 

Vincitore del Premio Tertio Millennio - Un film per il dialogo interreligioso è Walking with the wind del regista indiano Praveen Morchhale. Un film ambientato in un piccolo villaggio Ladakhi dove la vita è dura, ma semplice, e che ci offre una panoramica di una popolazione con le sue tradizioni e con un modo di lavorare e vivere che sembrano fermi nel tempo. Una menzione speciale è stata inoltre attribuita al film The Testament dell’israeliano Amichai Greenberg sul tema della Shoah.

A premiare questi due film è stata una giuria interrelligiosa composta da Mons. Davide Milani, Tiago Branchini, Delegato italiano dell’Associazione Internazionale Protestante Cinema INTERFILM, Sira Fatucci, Delegato per Il Pitigliani – Centro Ebraico Italiano, Zanolo Yahya Abd al-Ahad, Delegato della Comunità Religiosa Islamica Italiana CO.RE.IS.. La giuria è stata presentata da Mons. Dario E. Viganò, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, che ha poi letto un brano di Massimo Gramellini sul tema dell’identità intitolato “Non buon non Natale”. 

La cerimonia, condotta da Francesca Fialdini, è stata preceduta dal monologo teatrale “Fare un’anima” scritto e interpretato da Giacomo Poretti.  “Questa sera veramente le gambe mi fanno giacomo, giacomo”, ha detto emozionato il comico del trio Aldo, Giovanni e Giacomo che ha proseguito scherzando: “Gli altri due non li hanno fatti entrare le guardie svizzere”. L’attore ha poi letto il monologo interrogandosi sul tema dell’anima e raccontando che tutto è nato undici anni fa in occasione della nascita del figlio quando arrivò un sacerdote che se ne andò dicendo a lui e a sua moglie: “Avete fatto un corpo adesso dovete farne un’anima”. Alla serata ha partecipato anche la direttrice della filmoteca vaticana Claudia Di Giovanni: “La nostra filmoteca è stata da sempre un ponte di dialogo con il mondo del cinema. E’ il posto che papa Giovanni Paolo II amava e dove lui vedeva i film. Siamo contenti che la serata conclusiva di questo festival si sia svolta qui e che sempre qui si sia svolta la serata di mercoledì dedicata al genocidio armeno”. 

Al centro del festival il tema della migrazione e quello della memoria e dell’identità: “Per ricordare chi siamo e da dove veniamo- dice Mons. Davide Milani- che non è solo un concetto geografico, ma da quale esperienza veniamo. Siamo chiamati a narrarci e il nostro festival è un’occasione di dialogo. Crediamo in una società in cui l’identità non è fare un passo indietro, ma è dire chi siamo: raccontando la nostra esperienza e stando in ascolto dell’altro, allora potremo entrare in relazione”.

Il festival, diretto da Marina Sanna, si propone come luogo di dialogo interreligioso e interculturale tra le comunità cattolica, protestante, ebraica e islamica. “Speriamo che i distributori si innamorino come ci siamo innamorati noi di queste opere e possano distribuirli”, ha concluso Mons. Davide Milani augurandosi che i film presentati nel corso del festival possano trovare il giusto spazio sul grande schermo.