“Il cinema ha due anime: quella realistica dei Lumière e quella fantastica di Méliès. Oscillo da tempo tra questi due lidi, ma l'attrazione più forte è stata sempre quella di poter esplorare mondi fantastici. La potenza del cinema, in fondo – come dice Jacques Derrida – è quella di saper rievocare i fantasmi”. Gabriele Salvatores cambia pelle ancora una volta e a breve giro di posta dal recente esperimento Italy in a Day è pronto a tornare nelle sale – dal 18 dicembre con 01 distribution e poco più di 400 copie – con Il ragazzo invisibile, tentativo coraggioso (e riuscito) di portare il cinema italiano a misurarsi con il territorio non facile del fantasy e del “film per ragazzi”: “L'idea dell'intera operazione nasce proprio da questa domanda, dal cercare di capire perché in Italia sia così difficile fare film di questo tipo. Siamo molto curiosi di scoprire se il nostro pubblico è disposto ad accettare un film di supereroi, un fantasy, ma siamo fiduciosi, visto che in passato il western è stato rivitalizzato da Leone e l'horror da Argento”, dice Nicola Giuliano, che ha prodotto il film per la Indigo, con Rai Cinema in coproduzione con Babe Films e Faso Films, con la partecipazione della francese Pathé, per un budget complessivo di circa 8 milioni di euro.

La storia è quella di Michele (l'esordiente Ludovico Girardello), adolescente poco popolare che un bel giorno scoprirà di essere diventato… invisibile. Passato l'iniziale sgomento, Michele tenta di sfruttare questo “potere” per il proprio tornaconto quotidiano, ma ad un certo punto – soprattutto quando la coetanea Stella (Noa Zatta, anche lei debuttante) è in pericolo – capirà di dover usare tale abilità per tentare di aiutare gli altri. “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, la Marvel (l'Uomo ragno di preciso) insegna: “Ed è quello che credo mi sia capitato quando nel '93 ho vinto l'Oscar”, dice Salvatores, che spiega: “E' stato come un superpotere che mi è arrivato dall'alto senza sapere neanche perché. In fondo Mediterraneo era il mio terzo film, in giro ero convinto ce ne fossero di migliori, senza contare che a quel tempo vedevo Hollywood come l'impero del male… Poi ho capito che grazie a quel premio avrei potuto fare film che ad altri non sarebbe stato permesso fare, come Nirvana ad esempio: se non avessi avuto quel biglietto da visita credo che nessun produttore me l'avrebbe fatto girare”. Scritto da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, Il ragazzo invisibile “è stato concepito anche grazie al nostro immaginario di bambini cresciuti negli anni '80, formatosi attraverso la lettura di certi fumetti e l'incanto di certo cinema fantasy e d'avventura”, spiega la Rampoldi, che aggiunge: “Mentre scrivi non ti preoccupi del budget del film, anche se sapevamo che quello a disposizione era pari ad un minuto de Guardiani della galassia, quindi abbiamo cercato di dare una chiave europea al racconto, insistendo molto sul concetto di spaesamento che attraversa sempre l'adolescenza. “Il paradosso è proprio questo, in un'epoca come la nostra dove sembra contare solamente l'apparenza, il protagonista per farsi notare deve scomparire”, dice ancora Salvatores, chiamato ad un'altra sfida particolarmente impegnativa: “Uscire durante le feste di Natale è come partecipare alla Champions League. La scommessa è alta, ma sono fiducioso perché sono sicuro che il pubblico che lo andrà a vedere uscirà dalla sala contento”. “Abbiamo deciso di posizionare il film a Natale – dice Paolo Del Brocco, ad Rai Cinema – proprio per fare un regalo agli italiani, alle famiglie e ai ragazzi”.

Che avranno modo di seguire “le avventure” del ‘Ragazzo invisibile'  non solo attraverso il film (per il quale è già in fase embrionale il sequel), ma anche grazie a un fumetto (concepito in partnership con Panini Comics), “che esplora la genesi e le origini degli Speciali (le persone, come Michele, dotate di superpoteri, ndr), e un romanzo, che invece amplia il discorso sui personaggi che vivono nel presente del film”, come spiega lo sceneggiatore Stefano Sardo.
Interpretato anche da Valeria Golino (è Giovanna, la mamma del protagonista), Fabrizio Bentivoglio (lo psicologo Basili), Christo Jivkov (Andreij) e Ksenia Rappoport (Yelena), oltre ai giovanissimi Assil Kandil, Filippo Valdese, Enea Barozzi e Riccardo Gasparini, Il ragazzo invisibile è il sedicesimo lungometraggio di Gabriele Salvatores, il terzo dopo Io non ho paura e Come Dio comanda incentrato - ognuno in modo differente - su protagonisti adolescenti: “E' un periodo molto complesso e, per certi aspetti, Michele ricorda un po' come ero io quando adolescente – racconta il regista –. A differenza sua, però, io ho avuto la fortuna di avere 13-14 anni nel '63-'64 e la cosa che mi ha salvato è stato l'incontro con una chitarra… L'invisibilità è un superpotere molto intimo, che si lega proprio a quel periodo, un potere dell'anima, visto che puoi solo scomparire”.