“Questa è la mia ultima commedia romantica perché credo di averla ormai declinata in tutti i modi”. Parola di Leonardo Pieraccioni alla presentazione del suo nuovo film Se son rose, che uscirà nelle sale giovedì 29 novembre distribuito in 500 copie da Medusa. ù

Non è un addio alle scene o al genere il suo, anzi, il regista, attore e sceneggiatore toscano vuole continuare a fare commedie, ma “abbandonando il sentimentalismo e acquisendo nel racconto un elemento nuovo che è il rapporto con un figlio”. D’altronde sono queste le dinamiche che ora sente vicine alla sua età e che conosce bene visto che ha una bambina di otto anni, che tra l’altro ha debuttato proprio in questo film.

“Mi sento a disagio nell’incontrare un nuovo amore e negli sviluppi delle storie che ho sempre fatto- spiega lui- Sono lontano ormai da quelle bellezze meravigliose che riuscivo a conquistare nei film dove si può essere onnipossenti e anche dalle crisi nelle famiglie che ho raccontato con Il principe e il pirata e in Un Fantastico via vai. Adesso questa chimera del matrimonio non la inseguo più e racconterò i problemi e le gioie dei cinquantatreenni”.

Protagonista di questo film è un giornalista che si occupa di tecnologia e innovazione per il web che si chiama Leonardo Giustini (Leonardo Pieraccioni). Refrattario ai legami stabili si accompagna con una “trombamica” (Elena Cucci), che lui ha soprannominato “Quarantotto”, cifra che indica il numero di neuroni che lei ha in testa. Sua figlia (Mariasole Pollio), stanca di vedere suo padre così disimpegnato, decide di mandare un sms dal suo cellulare a tutte le sue ex con scritto: “Sono cambiato, riproviamoci”. Molte di queste risponderanno all’appello cadendo nell’innocua provocazione di un’adolescente. La rosa delle vecchie fiamme di Leonardo sarà composta da: Claudia Pandolfi, Michela Andreozzi, Caterina Murino, Gabriella Pession e Antonia Truppo. Nel cast un’unica presenza maschile degna di nota: Vincenzo Salemme, che ha un piccolo cameo nella pellicola, con il quale Leonardo si augura di fare presto un film insieme.

Il cast del film - Foto Pietro Coccia

Dopo aver ricordato il grande maestro Bernardo Bertolucci, proprio oggi scomparso, e il suo film preferito Io ballo da sola perché “mi ha rapito il cuore: c’è la Toscana, c’è il sole e una bellezza che balla”, Pieraccioni ha raccontato: “Con questo film chiudo con qualcosa che mi ha appassionato per tanto tempo e cioè la commedia sentimentale. Ho iniziato con I laureati sui trentenni che io all’epoca conoscevo perfettamente, poi via via che l’età avanzava ho raccontato i dubbi su quel vissero felici e contenti che narrano le fiabe. Adesso, all’età di cinquant’anni, ho parlato di quelli che non ce la fanno ad affrontare la maratona dell’amore e che hanno tirato i remi in barca. Non a caso il film si doveva chiamare Gli evitanti. Qui c’è una figlia che cerca di spronare il padre a riprendersi la sua vita e che gli sottolinea l’amore infinito, che è solamente uno per tutti: quello per i propri figli”.

In parte autobiografico questo film, scritto dallo stesso Pieraccioni insieme a Filippo Bologna (Perfetti sconosciuti), affronta il tema dei motivi per cui una coppia si lascia: “C’è la litigiosità, la noia e la superficialità. E poi c’è il tradimento, un germe che una volta entrato dentro la coppia non va più via. L’unico film un po’ fantascientifico che ho fatto era Una moglie bellissima perché la perdonavo dalle corna, così era nobile da una parte, ma improbabile dall’altra. Questa commedia è un punto della situazione che faccio anche sulla mia vita”.

“Meglio andare per nuovi lidi perché le zuppe riscaldate tornano su”, precisa e poi scherza dicendo che ha lavorato bene singolarmente con ogni attrice, ma prese tutte insieme le definisce “una banda di psicopatiche”. “Lui ci definisce così, ma è lui che guida il pulmino di questa banda di psicopatiche!”, dice Claudia Pandolfi. Per lei Pieraccioni è “un meraviglioso pagliaccio”, per Elena Cucci “una persona positiva, calma, limpida che mette grande armonia sul set” e per Michela Andreozzi “un regista molto chiaro che ti fa abbandonare alla sua direzione con facilità”.

Infine Pieraccioni conclude con una riflessione su Netflix e sui nuovi mezzi di diffusione: “Il cinema è bello vederlo in sala. Prima si diceva vado a vedere Verdone, Albanese, Aldo, Giovanni e Giacomo o Pieraccioni, ora bisogna far vedere una brochure e far capire di cosa parla un film e per convincere il pubblico a comprare il biglietto. Il fatto che ha vinto Roma di Cuarón all’ultima Mostra del cinema di Venezia è qualcosa di un po’ pericoloso”.

Questa sera ci sarà un’anteprima di beneficienza organizzata da Medusa per una malattia rara che si chiama amiloidosi. Giampaolo Letta precisa: “Siamo felici di lavorare nuovamente con Pieraccioni. Di tredici film, sette ne ha fatti con noi. Il nostro presidente Carlo Bernasconi morì di questa malattia, ora per fortuna conosciuta e curabile, e questa serata ci aiuta a raccogliere fondi per la ricerca e la cura di questa patologia”.