"Il film cerca di cogliere e restituire l'energia musicale degli anni '90: la mia generazione, quella che all'epoca aveva 15-20 anni, era tenuta insieme dalla musica". Mia Hansen-Løve porta al Gala del Festival di Roma il suo Eden, quarto lungometraggio della regista francese che attraverso la figura di Paul (Félix de Givry), dj che insieme all'amico Stan (Hugo Conzelman) fonda il duo garage "Cheers", ci riporta nelle atmosfere della scena musicale parigina agli albori di quello che poi venne riconosciuto come il "french-touch": la metà degli anni '90, per capirci, quando gli sconosciuti Thomas e Guy-Man diventarono improvvisamente i Daft Punk, pionieri della modern disco.
Ci sono anche loro, sullo sfondo e nell'incalzante tappeto sonoro che accompagna tutto il film ma, come detto, alla regista interessa soprattutto altro: "Ho voluto raccontare la storia di un dj che non ebbe quel successo folgorante e per farlo ho coinvolto anche mio fratello Sven nella stesura della sceneggiatura. Che all'epoca faceva il dj e che, seppur più piccola di sette anni, seguivo spesso nelle serate e nei club, incamerando molti ricordi", racconta Mia Hansen-Løve, coerente per quello che ha riguardato la scelta del cast: "Sarebbe stato paradossale scegliere un cast di attori noti al grande pubblico per far loro interpretare figure che poi non riuscirono ad affermarsi definitivamente - spiega la regista - mentre ho fatto il procedimento inverso per le figure femminili di contorno, scegliendo attrici un po' più affermate per rendere quei ruoli più incisivi, seppur fugaci". Ecco allora Laura Smet, Greta Gerwig, Golshifteh Farahani o la mamma del protagonista, interpretata dalla veterana Arsinée Khanjian.
Un racconto generazionale che però sfugge ai soliti ricatti emotivi e nostalgici: "Non è un documentario, questo è sicuro, ma ho cercato il più possibile di essere libera evitando i cliché abituali presenti in film di questo tipo. Non è mancata la documentazione, questo no: era indispensabile per ricreare con precisione le atmosfere, i locali, anche se quello che contava era cercare di realizzare il ritratto di un essere umano attraverso cui raccontare i club, non il contrario", dice Mia Hansen-Løve, che per questo viaggio nella memoria ha puntato tutto sul volto e sulle mani di Félix de Givry: "Ho una certa dimestichezza con la musica elettronica - dice il giovane attore - ma ho comunque fatto dei corsi con Sven (Hansen-Løve, ndr) per prendere un po' di dimestichezza con i vinili, ma soprattutto per appropriarmi di alcuni gesti che solo un vero dj poteva insegnarmi".