Ci vuole un certo coraggio ad affrontare il mito di Moby Dick e ancora di più se si dichiara di voler andare alle origini del mito reso immortale dal romanzo di Melville. Ma Ron Howard è abituato alle imprese impossibili: ha portato una sirena a Manhattan, fatto conoscere Tom Cruise e Nicole Kidman, Cuori ribelli, ci ha portato nello spazio con Apollo 13 e nella mente di un matematico con A Beautiful Mind, sul ring con Cinderella Man e alla ricerca dell'eterna giovinezza con Cocoon. E stavolta, tra la post produzione di Inferno e l'accordo già firmato per il thriller The Girl Before, ci regala per Natale spettacolo ed emozione con la sua prima volta in 3D con Hearth of the Sea - Le origini di Moby Dick, che Warner Bros. porta in sala dal 3 dicembre in oltre 400 copie.

“E pensare che non sono un maniaco di tecnologia, la cerco solo quando ho un problema da risolvere - ci racconta il regista premio Oscar, nell'incontro stampa a Milano per il lancio del film- Qui per esempio volevo delle balene autentiche, e siamo riusciti a farle al 100 per cento con il CGI con risultati incredibili, grazie ai collaboratori che avevano creato molte delle auto da corsa di Rush e con l'assistente alla regia di Vita di Pi”.

Heart of the Sea

La vicenda è quella della Essex, baleniera affondata nel 1821 da una balena gigantesca, storia vera sulla quale poi lavorò Melville...

E raccontata da Nathaniel Philbrick, al quale si è ispirata la sceneggiatura, alla quale ha lavorato anche non accreditato Peter Morgan che aveva scritto Rush. Perché anche nel rapporto tra Owen Chase, il primo ufficiale interpretato da Chris Hemsworth e il capitano George Pollard - Benjamin Walker - c'è qualcosa di simile a Hunt e Lauda. È un film classico e moderno insieme, emozionante e personale, penso che il pubblico di oggi sia pronto per un film così denso e complesso.

Hearth of the Sea non è dunque solo un film d'avventura. Cosa racconta secondo lei?

È la storia di una presa di coscienza, di una trasformazione, di una comprensione della verità, di fronte alla forza della natura. Ci sono due piani narrativi, il racconto che il sopravvissuto Dickinson fa a Melville e il flashback di quanto accaduto alla nave. Ed entrambe raccontano il capire se stessi, confrontandosi con il mondo intorno a noi. Non ci sono buoni e cattivi, è una storia con tanti paradossi, come la vita.

Sono tutti preda di un'ossessione: quella dello scrittore, quella dei marinai e addirittura quella della balena. Qual è la sua?

Il cinema, sono il modo in cui vivo. Non mi pongo mai un solo obiettivo, ma il lavoro mi dà ogni giorno l'opportunità di creare qualcosa di memorabile, forse. Qualche volta accade per caso, qualche volta crei delle cose fantastiche, altre sei deluso.

Ci sono riferimenti, anche diretti, allo sfruttamento della natura per motivi economici. La interessava questo aspetto?

Hearth of the Sea non somiglia a Lo Squalo, in cui la natura è il predatore. Lo vedo più come King Kong, dove gli uomini risvegliano la forza della natura. Ho pensato che fosse giusto per questa storia ispirata ad un fatto vero, noi ora sappiamo quanto siano intelligenti.

E la vostra gigantesca balena come nasce?

Quando abbiamo creato l'apparizione della nostra balena, per i primi comportamenti ci siamo serviti dell'aiuto di esperti marini, non volevamo una balena hollywoodiana, volevamo qualcosa di autentico. E secondo loro la nostra balena non faceva abbastanza paura e quindi siamo andati oltre. Abbiamo usato Moby Dick come ispirazione ma anche molti altri disegni, anche se ovviamente ci siamo presi alcune licenze creative. Ma mi ha affascinato l'autenticità di questa storia, cosa realmente accadde.

Chris Hemsworth in una scena del film

Gli attori nelle settimane del naufragio si trasformano fisicamente. Per lei le difficoltà quali sono state?

Ho messo in pratica la lezione imparata sul set di Cocoon, nel quale avevo molte scene nell'acqua ed ero impazzito a filmare nell'Oceano. Ho imparato che la macchina da presa deve stare nella barca con gli attori, non su un'altra che segue. E' più intimo, ha uno stile da documentario...ed è più efficiente. Le cose più complicate sono state nelle piscine dove abbiamo girato gli attacchi della balena e la tempesta, con le barche collegate ad un enorme braccio meccanico che andava su e giù molto violentemente, ed è stata dura. Gli attori erano al limite, mangiavano pochissimo, erano senza energie, era bello per quello che stavamo creando ma facevano pena a guardarli. Sono stati coraggiosi ma non mi sono mai sentito in colpa, perché volevamo catturare l'integrità di quelle esperienze. Mi piacciono i personaggi messi alla prova e che si dimostrano eroici superando le loro imperfezioni”.