Un'edizione all'insegna della continuità, qualche grande nome e un'intera sezione per gli italiani. Dopo tante polemiche, al primo festival di Torino targato Nanni Moretti, la più grande novità sembra essere proprio lui: il regista di Ecce bombo e Il Caimano, capace di dimettersi a pochi giorni dalla nomina e poi tornare sui suoi passi. Sfuggente come suo solito, Moretti imprime la sua zampata anche all'incontro coi giornalisti: evita microfoni e telecamere, ma si toglie qualche sassolino dalla scarpa: "Non voglio fare polemica - premette - ma attenermi a un dato oggettivo. Dopo settembre c'è ottobre e appena un mese dopo novembre: l'inserimento della Festa del Cinema di Roma tra Venezia e Torino ha prodotto i suoi effetti". Quello che resta è un programma che dal 23 novembre al primo dicembre lascia spazio ad anteprime di peso come Eastern Promises di David Cronenberg e My Blueberry Nights di Wong Kar-wai, ospita Wim Wenders e Marianne Faithfull, ma - per ammissione dello stesso direttore - si è visto scippare proprio da Venezia e Roma il musicale Io non sono qui su Bob Dylan e tanti italiani. Brutto segno per il nostro cinema, che manca del tutto il concorso, la sezione più sperimentale, ma ingolfa quelle collaterali. Insieme a Lascia perdere, Johnny!, esordio alla regia di Fabrizio Bentivoglio con Toni e Peppe Servillo, ci saranno anche Signorina Effe di Wilma Labate, con Valeria Solarino e Fabrizio Gifuni, i documentari In fabbrica e Voglio anche le rose di Francesca Comencini e Alina Marazzi e il ritorno di Peter Del Monte, in digitale con Nelle tue mani. Mastodontico l'omaggio a Wenders, ospite nei primi giorni della manifestazione, che presenterà la sua intera opera e incontrerà gli studenti dell'Università di Torino: "Per la mia generazione è un regista simbolo - ha detto Moretti -, ma l'ho voluto soprattutto per il suo interessante percorso di cineasta, a cavallo fra l'Europa e gli Stati Uniti". Doveroso, fra gli omaggi, quello a John Cassavetes, favorito dai recenti restauri. Per il resto a Torino cambia poco, proprio come ha voluto Moretti: "Ho accettato la scommessa della direzione - ha detto - perché sono affezionato a questo festival e voglio ribadirne l'identità di sempre". Un festival che dia spazio al cinema "non pigro", per dirla con lui, ma che vada incontro anche alle distribuzioni.