(Cinematografo.it/Adnkronos) - Ora anche il cinema fa litigare Iran e Arabia Saudita. Motivo del contendere il colossal iraniano Maometto, uscito la scorsa settimana a Teheran e in testa al box office, che ha scatenato l'ira del gran mufti saudita, Abdel-Aziz al-Sheikh, la massima autorità religiosa del regno.

Il film, focalizzato sulla vita del profeta da bambino, è un "atto ostile" e una "distorsione" dell'islam, ha dichiarato il religioso in un'intervista al quotidiano Al-Hayat. Il duro attacco del gran mufti è dovuto al fatto che nella pellicola viene raffigurato il profeta, un atto assolutamente proibito nell'Islam sunnita, mentre tra gli sciiti è più tollerato.

"E' una parodia del profeta e un'umiliazione del suo status", ha rincarato Abdel-Aziz al-Sheikh, anche se Maometto non viene mai mostrato in volto ed è lasciato agli altri personaggi il compito di raccontarne la storia.

Il colossal, lungo quasi tre ore, è costato circa 36 milioni di euro ed è stato il film più costoso nella storia della Repubblica islamica. La pellicola è stata in parte finanziata dallo Stato e ci sono voluti sette anni per completare le riprese. Il regista Majid Majidi ha spiegato che l'obiettivo del suo film, primo capitolo di una trilogia, è restituire una corretta immagine dell'islam, distorta dagli estremisti.