“Poter tornare a lavorare con le donne, che poi sono sempre state al centro dei miei film più congeniali, era un’idea che mi intrigava molto: diciamo che è la mia condizione ideale, quella di essere messo in un angolo del ring ed essere menato. La donna è lo sparring partner perfetto per me: più contrasto c’è, più facilità ho di creare i tempi comici”.

Carlo Verdone presenta Benedetta follia, sua nuova fatica da regista e attore protagonista, che Filmauro porterà su 700 (e forse oltre) schermi dall’11 gennaio: prodotto da Aurelio e Luigi De Laurentiis, il film è scritto da Nicola Guaglianone e Menotti (già autori del fortunato Lo chiamavano Jeeg Robot), insieme allo stesso Verdone, che come partner principale femminile sceglie Ilenia Pastorelli, premiata con il David di Donatello proprio per Lo chiamavano Jeeg Robot.

                       Benedetta follia

“Quando mi ha chiamato De Laurentiis stavo facendo la spesa. Mi ha detto ci vediamo tra 10 minuti in centro. Io stavo a Prima Porta, ci ho messo un’ora col taxi, che ho pagato 45 euro. E mentre andavo mi chiedevo ‘chissà che vorrà propormi, magari un Natale a Prima Porta’. Poi sono arrivata e ho visto che c’erano Guaglianone – che spesso mi fa gli scherzi telefonici dicendomi di essere Quentin Tarantino – e Carlo Verdone…”, racconta l’attrice con la sua inconfondibile parlata romana, che nel film è Luna, ragazza che entrerà come un tornado nella vita depressa e paludata del protagonista, Gugliemo (Verdone), appena lasciato dalla moglie Lidia (Lucrezia Lante della Rovere), che al 25° anniversario di matrimonio gli confessa di avere una relazione con la commessa del negozio di articoli religiosi e alta moda per vescovi e cardinali che lui ha ereditato dal padre.

Luna iscrive Gugliemo su Lovit, una app di incontri che lo porteranno ad appuntamenti al buio tanto imbarazzanti quanto esilaranti. Fino a quando, in maniera fortuita, non incontra Ornella (Maria Pia Calzone), un’infermiera del pronto soccorso. “Per me è stato un sogno che si avverava poter collaborare con Carlo. I personaggi femminili dei suoi film sono sempre donne che non sono agite dai maschi, ma che piuttosto agiscono, sempre con la vita nelle loro mani. E questo personaggio, mi ha spiegato, avrebbe rappresentato la dolcezza, l’accoglienza”, racconta l’attrice, che sul film aggiunge: “La commedia a volte ci dimostra che la salvezza può arrivare da qualsiasi parte, anche dai luoghi e dalle persone più inaspettate o lontane da noi”.

Maria Pia Calzone - Foto Pietro Coccia

“Gugliemo è un uomo in difficoltà che del tutto casualmente incontra questa ragazza così estremamente lontana da lui, che alla fine lo aiuta a rimettersi in pista”, dice ancora Verdone, per la prima volta in 40 anni di carriera anche al centro di una scena onirica (o meglio, “stupefacente”), che ricorda vagamente quella del Drugo nel Grande Leboswski dei fratelli Coen: “Quella scena del ballo mi hanno convinto gli autori a farla, è un qualcosa che di solito non è presente nei miei film, ma mi sono affidato all’idea e devo dire che anche grazie alle coreografie di Luca Tommassini è venuta molto bene”.

Verdone – che ha già in cantiere un nuovo soggetto per un lungometraggio ed è alle fasi iniziali anche di un progetto seriale – riflette poi sull’altro argomento al centro del film, quello delle app per incontri: “Nel momento in cui ogni cosa è online, la vita di molti diventa ancora più solitaria. Era inevitabile che la rete si impossessasse di tutto, della nostra agenda, dei nostri incontri. Io mi fido poco ma è anche vero che ho due coppie di cari amici che si sono incontrati su queste chat. Il mondo va così, siamo in aggiornamento su tutto. E devo dire che la cosa un po’ mi spaventa”.

 

Come le derive negative relative alla città di Roma, che più volte ha sottolineato: “Vista dall’alto Roma è sempre bella. La vedevo dall’aereo, l’altra sera, mentre stavamo per atterrare, e dall’alto questa città ha sempre una sua poesia. Poi vai nei dettagli e non è così: c'è veramente molto, forse troppo ancora da fare perché ritorni la città che era una volta. Io nel film l’ho voluta immortalare bella, perché è come spero che ritorni. Perché merita di essere anche truccata, per una sera, come abbiamo fatto con le luci di Arnaldo Catinari o con un po’ di color correction”.