Qualcuno l'aveva intuito al termine delle quasi quattro ore di proiezione del suo film (226 minuti per l'esattezza): Ang Babaeng Humayo (The woman who left) del regista filippino Lav Diaz, proiettato nel penultimo giorno del concorso della Mostra di Venezia, ha sparigliato ogni previsione fin lì formulata sul palmares del Lido e si è portato a casa il Leone d'Oro di Venezia 73, in un verdetto in cui l'Italia non ha trovato spazio.

La Diaz aveva già vinto un premio a Venezia, quello per il miglior film della sezione Orizzonti nel 2008 con Melancholia (che di minuti ne durava 450). Per il suo esordio nel concorso principale della Mostra di Venezia ha portato al Lido un film che racconta la storia di una donna che ha abbandonato la propria vita a causa di un’ingiustizia: 30 anni di detenzione da innocente. Poi arriva inaspettata la libertà e seppure nessuno potrà risarcirla del tempo passato in carcere, la protagonista trova il modo di rimettersi in cammino. Il tutto girato in bianco e nero e con camera fissa, tranne una scena con macchina a mano.

La Giuria di Venezia 73, presieduta da Sam Mendes e composta da Laurie Anderson, Gemma Arterton, Giancarlo De Cataldo, Nina Hoss, Chiara Mastroianni, Joshua Oppenheimer, Lorenzo Vigas e Zhao Wei, dopo aver visionato tutti i 20 film in concorso, ha deciso anche di assegnare ex aequo il Leone d'Argento per la migliore regia, 'dividendolo' tra il regista russo Andrei Konchalovsky per l'apprezzatissimo Paradise e il messicano Amat Escalante per il film La Región Salvaje (The Untamed). Poco previsto anche il Gran Premio della Guria andato all'opera seconda da regista dello stilista Tom Ford Nocturnal Animals.

In un concorso con una presenza importante di film americani, batte bandiera a stelle e strisce anche la Coppa Volpi per la migliore attrice, andata ad Emma Stone per il film che ha aperto la Mostra, il musical La La Land di Damien Chazelle. Mentre la Coppa Volpi per il migliore attore è andata ad Oscar Martínez, protagonista di un altro film applauditissimo anche dalla critica, l'argentino El Ciudadano Ilustre diretto a quattro mani da Mariano Cohn e Gastón Duprat (già notati al festival di Roma con El Artista nel 2006).

Ma gli Usa portano a casa anche il Premio per la Migliore Sceneggiatura, andato a Noah Oppenheim per il film Jackie di Pablo Larraín su Jacqueline Kennedy che il Premio Speciale che la Giuria ha deciso di assegnayo a The Bad Batch di Ana Lily Amirpour, film che non era piaciuto ai critici italiani.

L'Italia è rimasta totalmente a bocca asciutta nel concorso principale (Venezia73), giacché anche il Premio Marcello Mastroianni ad un giovane attore o attrice emergente (per il quale qualcuno aveva ipotizzato potessero essere in lizza gli interpreti di Piuma di Roan Johnson o le quattro ragazze di Questi Giorni di Giuseppe Piccioni) è andato a Paula Beer per la sua interpretazione in Frantz di François Ozon. E ancora, il Leone del Futuro o Premio Luigi De Laurentiis alla migliore opera prima è andato a Akher Wahed Fina (The Last of Us) di Ala Eddine Slim, che si aggiudica un premio di 100.000 dollari, messi a disposizione da Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore.

Ma è invece una regista italiana, Federica Di Giacomo, a dirigere il Miglior Flm del concorso Orizzonti, Liberami, che parla del ritorno della pratica dell'esorcismo nel mondo contemporaneo. Il Premio Orizzonti per la Miglior Regia è andato invece a Fien Troch per Home.