“Perché il titolo Allacciate le cinture? Ci capiterà per forza una turbolenza, arriva a tutti: non in aereo, non in macchina, ma nella vita”. Parola di Ferzan Ozpetek, che porta in sala un film che racconta “il tempo, la vita, l'amicizia e la malattia attraverso una grande storia d'amore: a 55 anni mi rimane forte il senso dell'amore e dell'amicizia, la solidarietà tra le persone”.
Al cinema dal 6 marzo in 350 copie con 01 Distribution, prodotto da Tilde Corsi e Gianni Romoli (co-sceneggiatore con Ozpetek), Allacciate le cinture ha per protagonisti Kasia Smutniak e Francesco Arca, che non potrebbero essere più diversi, eppure si innamorano: lui sta con Carolina Crescentini, lei con Francesco Scianna, ma la passione è travolgente, e 13 anni dopo hanno due figli e, la Smutniak, una malattia che rivoluziona le loro vite e di tutti quelli che stanno intorno, compreso l'amico Filippo Scicchitano, la madre di Kasia Carla Signoris e la “zia” Elena Sofia Ricci. Nel cast anche Paola Minaccioni, Giulia Michelini e Luisa Ranieri, “si ha sempre timore – dice Ozpetek – a parlare di malattia, al cinema si vuole solo ridere, ma qui ci sono sia le lacrime che le risate, ovvero l'emozione: non è un film sulla malattia, ma sull'amore”.
Dopo una pausa, Romoli torna a scrivere con Ozpetek: “Abbiamo fatto cinque film insieme fino a Saturno contro, non è stata una separazione, ma un'interruzione: la fase di sceneggiatura è durata 6-7 mesi, questa è la summa artistica ed emotiva del suo cinema, i personaggi si sono dovuti identificare con gli attori, e non viceversa”. “Una goduria lavorare con questi attori”, dice Ozpetek, e precisa: “Mi hanno insultato su Twitter per la scelta di Francesco Arca, ma non ho avuto dubbi: si nasce attori, e Francesco ha un istinto animale”. Ribatte l'ex tronista: “Ho realizzato un sogno, sul set sono stato umile, un buon soldato”. Infine, Kasia Smutniak: “Ero in un periodo particolare della mia vita quando ho letto il soggetto del film, e il tempo che passa, ma anche l'importanza delle piccole cose volevo urlarli al mondo: l'amore e la morte ti riportano a te stesso, riesci a vederti”.