Registro di classe, libro primo 1900-1960. E il nuovo film di Gianni Amelio, diretto a quattro mani con la sodale Cecilia Pagliarani: in cartellone alla decima Festa di Roma, utilizza materiali d’archivio provenienti da Archivio Storico Luce, Rai Teche, MIUR e altri per “parlare della scuola, soprattutto di quella primaria, che è un modo – dicono gli autori – per raccontare un Paese, un Paese che cresce (o arretra) insieme alla sua scuola”.

Uno spazio importante, ovviamente, ha al scuola nel ventennio fascista: “La dittatura fu così abile a far credere che il figlio dell’industriale e del contadino si incontrassero, ma era un incontro tutto di facciata”. E Amelio prosegue: “Anziché uomini liberi, si formavano marionette, basti pensare all’ultima inquadratura del documentario di propaganda fascista con i bambini con le maschere antigas: giocano, disegnano, ma non sono più bambini, bensì maschere. Un’immagine agghiacciante”. Ma veritiera: “Non si insegnava che la guerra non s’ha da fare, ma che va fatta bene”.

Quali sono i legami con la situazione attuale? “La scuola di oggi è diversa nella forma, ma uguale nella sostanza: la difficoltà di apprendere una lingua straniera, che era l’italiano, dei nostri bambini di allora, oggi è dei migranti”. Dopo questo libro primo, arriverà il secondo “sugli ultimi 30 anni del secolo scorso” e, forse, un terzo: “Non credo due basteranno per esaurire tutti i problemi”, dice Amelio.

E, incalzato da una domanda giornalistica sul possibile parallelo tra la propaganda fascista e lo storytelling renziano de #labuonascuola, Amelio torna sull’attualità: “Le differenze tra l’abilità furba della propaganda fascista degli inizi e la fine del ventennio in cui anche gli strumenti sono più deboli è avvertibile: noi cerchiamo di raccontare la scuola attraverso i contenuti, perché la forma si svela da sé”.

Prodotto e distribuito da Istituto Luce-Cinecittà, Registro di classe – dice l’ad Roberto Cicutto – “verrà reso disponibile agli studenti di tutta Italia con una 48 ore di proiezioni, che possa servire quale formazione agli insegnanti stessi”. Conclude Amelio: “Il finale di questo Registro, con Lettera a una professoressa, vuole essere di speranza, ma oggi la situazione della scuola è più critica di allora”.