“Ho letto il libro, mi ha attratto e respinto insieme, la drammaturgia era forte, ma anche il rischio della morbosità. L'ho ripreso un anno e mezzo dopo, e ho scritto la sceneggiatura senza giudicare, guardando i personaggi con tenerezza e dolcezza. Per me è stato un film catartico, anche per il mio ruolo di padre: ho trovato dolcezza e comprensione per gli errori”. Parola di Saverio Costanzo, che porta in Concorso a Venezia Hungry Hearts, interpretato da Adam Driver e Alba Rohrwacher, tratto da Il bambino indaco di Marco Franzoso.
Ma il regista di Private e La solitudine dei numeri primi sposta la vicenda dall'Italia a New York, con l'americano Jude (Adam Driver) e l'italaina Mina (Alba Rohrwacher) che s'innamorano, si sposano e dopo poco hanno un bambino: Mina si convince che sarà un neonato speciale, da proteggere dal mondo esterno per conservarne la purezza. Jude la asseconda per amore, ma il bambino non cresce…Nel cast anche Roberta Maxwell (la madre di Jude), prodotto da Wildside e Rai Cinema, in sala a inizio 2015, Hungry Hearts è girato e ambientato a NY perché – spiega Costanzo – “ci ho vissuto ed è una città violenta, dove è facile sperimentare un senso di isolamento: se hai i mezzi puoi avere tutto il cibo del mondo, se non li hai… Non è stata una scelta forzata o calcolata, piuttosto una città italiana avrebbe reso il film meno credibile”. Il regista lo definisce una “storia d'amore, che Mina non riesce a contenere e diviene tragica. Lei e gli altri personaggi sono colti in uno spazio di divenire: Mina diventa madre, e non è un fatto naturale, e bensì una mutazione; lei e Jude devono cambiare da coppia in genitori. Ma questo divenire incontra uno sguardo dolce”. Sull'ossessione del cibo, quella di Mina per l'alimentazione del piccolo, Costanzo dice: “Tutti ci domandiamo che mangiare, è una delel nostre oessessioni, perché forse pensiamo che il mondo fuori sia tossico. Io sono una persona laica, amo molto anche il Big Mac e porto i miei figli una volta al mese da McDonald”. Ancora, sul regime alimentare dei figli di vegani: “Ha scritto uno psicologo, queste madri dovrebbero avere più comprensione verso le nonne che danno ai bambini omogeneizzati di carne e prosciutto: spesso chi fa scelte radicali diviene intollerabilmente radicale, e l'ideologia ha ucciso milioni di persone”.
Ma, precisa Costanzo, “il film non è contro niente e nessuno, piuttosto per le persone che racconta”. Dice Alba della sua Mina, “Agisce nel bene, spinta da un amore assoluto per il bambino, ma poi sbaglia… Mi sarebbe piaciuto vedere come andasse a finire, se qualcuno non l'avesse interrotta, perché tra metropolitana, mare e sole si intravede la luce nel finale”. Sul rapporto con il partner Adam Driver, Alba dice di aver sperimentato “la sensazione di una conoscenza profonda, una sintonia immediata”, mentre l'interprete americano ribatte di “aver lavorato sui primi impulsi in uno spazio claustrofobico: abbiamo dovuto trovare la nostra strada nel film”.
Hungry Hearts è stato girato in 16mm: “Io non cedo al digitale, continuo con la pellicola, e anche l'aspect ratio di 1.66 – sottolinea Costanzo - è antistorico rispetto agli attuali schermi al plasma”. Infine, il regista getta uno sguardo sul cinema italiano: “Crisi? La crisi ha fatto selezione, nella mia generazione ci sono ben 10 registi che seguo e apprezzo: un'enormità”.