Sono ormai diversi anni che sentiamo parlare di rinascita del cinema italiano, ma che il nostro cinema stia riscoprendo una passione per la politica è una tesi piuttosto curiosa. La sostiene, seppure con le dovute riserve, e in modo quasi provocatorio, Maurizio Fantoni Minnella nel saggio Non riconciliati pubblicato da UTET (416 pagg., Euro 25,90). Per l'autore il successo di film come The Dreamers di Bernardo Bertolucci, Buongiorno, notte di Marco Bellocchio e La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana è il segnale che il nostro cinema è "ancora capace di rappresentare la società contemporanea e di coglierne le lacerazioni profonde". Il saggio è una ricognizione storica che precede per temi connessi alla politica: dall'eros alla follia, dal terrorismo alla mafia. Un capitolo è dedicato al cinema di genere (dal western all'italiana al "poliziottesco") come portatore più o meno consapevole di contenuto politico, mentre conclude il saggio un'analisi sul fenomeno mediatico delle giornate del G8 di Genova e delle opere cinematografiche e documentaristiche che il drammatico evento ha prodotto. La sezione finale lascia la parola ai principali esponenti italiani del cinema a tematica politico-civile con interviste inedite ad autori come Francesco Rosi, Gianni Amelio, Marco Bellocchio, Bernardo Bertolucci fino a Franco Maresco. Fantoni Minnella fa un'appassionata analisi critica dei valori formali e delle scelte politiche che hanno determinato sessant'anni di cinema militante, dal neorealismo ad oggi, ed ha il pregio di trovare una continuità nel filo rosso del cinema politico di casa nostra, dedicando il giusto spazio a film interessanti ma poco premiati dal pubblico, come le opere di Paolo Benvenuti o Daniele Gaglianone. Un filo talmente sottile, però, che la tesi dell'autore suona più come un augurio che come una constatazione.