L’applaudito The Party della regista inglese Sally Potter, in Concorso alla 67. Berlinale, non è solo una raffinata commedia noir, ma anche un’acuta analisi delle precarie dinamiche dei rapporti di coppia oggi e della situazione politica attuale.

All’alba della nuova era di Brexit, Trump e fake news il suo film ha un carattere incredibilmente contemporaneo. Cosa ha ispirato la storia?

Ho cominciato a scrivere The Party poco prima delle ultime elezioni politiche in Gran Bretagna. C’era nell’aria una diffusa sensazione di abbattimento, una specie di gioco tra media e politica a chi indovinava prima cosa la gente volesse sentirsi dire, invece di dire cosa fosse necessario fare per il paese e la società, e per cosa valesse la pena di combattere. È allora che ho cominciato a percepire la nascita di una controversa e scivolosa definizione di verità. La premessa di The Party è che la politica è ovunque, non solo in Parlamento. Qualunque relazione umana si basa sugli equilibri del potere, sul compromesso, sui segreti.

Alcune scelte di produzione sono singolari: intanto utilizzare una sola location, un appartamento e girare in tempo reale.

Ogni film ha i suoi vincoli e costrizioni ma nella mia esperienza da regista ho imparato che un vincolo può anche essere una liberazione. Creare un forte vincolo di tempo, spazio e durata può, ed è quello che spero di aver ottenuto in The Party, creare una situazione altamente esplosiva. Dopo aver cercato diverse location ci è diventato chiaro che girare in studio per due settimane sarebbe stato il modo più efficace per fare questo film. Solo così, in uno spazio chiuso, abbiamo creato le premesse ideali per dare la possibilità a grandi performance di emergere. Inoltre, è lo spazio chiuso, limitato, ad essere il veicolo privilegiato per l’espressione dell’ironia.

Perché in bianco e nero?

Il bianco e nero mi è sempre sembrato  il modo migliore per aprire spazi mentali e di acuire le percezioni emozionali. L’immaginazione ha più spazio e il contrasto di luce e oscurità crea un’atmosfera magica, carica di attese.

L’ensemble che ha messo insieme è straordinario. Come è stato lavorare con talenti di questo livello, in tempi così ristretti?

Cerco sempre di prepararmi con ciascun attore prima dell’inizio delle riprese. Un p0' come si fa per arrivare alla cena perfetta: cucinare lentamente e in anticipo. Per lavorare a questa velocità sul set è necessario aver fermato precedentemente i momenti  salienti con gli attori, ed aver esaminato in profondità ogni aspetto del lavoro. Solo così si ha e si da la sensazion di avere, a inizio riprese, tutto il tempo del mondo. Questo modo di lavorare crea legami profondi tra il regista e gli attori. Ho sempre ottenuto performance agili, incisive  e tumultuose. L’atmosfera perfetta per ogni ciak.